CREMA – Monsignor Mauro Inzoli, ex parroco della Santissima Trinità a Crema, ha deciso di fare ricorso contro il provvedimento che l’ha ridotto allo stato laicale. La sentenza è stata emessa dalla congregazione della dottrina della fede del Vaticano. L’inchiesta è nata dalla diocesi cremasca. Quattro giovani che hanno accusato l’ex parroco di Santa Trinità.
La colpa contestata a don Inzoli riguarderebbe la sfera personale. Abusi sui minori. La segnalazione è arrivata dalle famiglie dei quattro giovani. Si tratta di persone molto vicine all’ex presidente del Banco Alimentare.
Ciò che è certo è che non ci sono stati atti sessuali. Nè filmati. O registrazioni. Ci sono le dichiarazioni dei ragazzi fatti alle rispettive famiglie che parlano di atteggiamenti equivoci.
L’ex parroco della Santissima Trinità adesso vive a Milano con la madre. Ai giornalisti che l’hanno contattato non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla decisione di presentare ricorso.
“In data 9 dicembre 2012 – recitava il comunicato che è stato pubblicato sul sito della Diocesi di Crema – il Vescovo di Crema ha emesso un decreto, su mandato della Congregazione per la Dottrina della Fede (Santa Sede), che dispone la dimissione dallo stato clericale del rev.do Monsignor Mauro Inzoli al termine di un procedimento canonico a norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico. La pena è sospesa in attesa del secondo grado di giudizio. Ogni altra informazione in merito al provvedimento di cui sopra è riservata all’autorità della Congregazione per la Dottrina della Fede”.
Le motivazioni del provvedimento non sono mai state rese note. Ma la citazione della norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico fa riferimento alla persona. I ‘delicta graviora’ di competenza della Congregazione per la dottrina della fede, oltre alla profanazione dell’eucaristia e l’attentato al Pontefice, riguardano gli abusi sui minori, l’assoluzione del complice in confessionale, l’induzione ad atti turpi in confessionale.
Il vescovo si era riunito con i sacerdoti ,a mattina di mercoledì 12 dicembre. La comunicazione era stata data intorno a mezzogiorno. Don Mauro Inzoli poteva presentare ricorso entro 60 giorni. La pena nel frattempo era stata stata sospesa. Ma, qualora il ricorso non fosse accoto, diventerebbe definitiva.
La dimissione dallo stato clericale (amissio status clericalis) è una sanzione disciplinare che può essere comminata dalla Chiesa cattolica ai membri del clero. Il presbitero dimesso, oppure il vescovo, perde automaticamente i diritti propri dello stato clericale e non è più tenuto ai relativi obblighi. Perde, inoltre, la dignità e i compiti ecclesiastici e rimane escluso dall’esercizio del sacro ministero, né può avere un compito direttivo in ambito pastorale. Non può insegnare nei seminari, e negli altri Istituti dove sono presenti insegnamenti di discipline teologiche.
Nonostante il nome di questa pena canonica sia attualmente “dimissione dallo stato clericale”, comunemente continua ad essere utilizzata l’espressione del Codice di diritto canonico del 1917, che parlava di “riduzione allo stato laicale”. Normalmente in questi casi si parla di ex-sacerdote o di ex-prete, sebbene, secondo il canone 290 del Codice di diritto canonico, essendo l’ordinazione un sacramento che conferisce un carattere, la condizione sacerdotale non viene mai perduta: Dopo essere stato validamente ricevuto, l’ordine sacro non può mai essere reso invalido.
Mauro Inzoli, originario di Torlino Vimercati, è stato ordinato sacerdote nel 1976. È stato vicario parrocchiale, insegnante al seminario vescovile di Crema, rettore dell’istituto Santa Dorotea di Napoli, quindi cappellano a Ricengo e Bottaiano, e poi parroco della Santissima Trinità di Crema dove rimane fino al 3 ottobre 2010. Don Inzoli ha presieduto fino a pochi mesi fa la fondazione del Banco Alimentare.
01/03/2013
http://www.inviatoquotidiano.it/fatti/crem…resenta-ricorso
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.