Se un sacerdote che presiede una struttura d’accoglienza viene a conoscenza del fatto che nella sua comunità si stanno verificando episodi di abusi sessuali, deve immediatamente adottare «i provvedimenti più opportuni». È con questa sentenza che la Corte di Cassazione annulla l’assoluzione di monsignor Renzo Cavallini, ex direttore della struttura d’accoglienza “Casa del giovane la Madonnina”, accusato di concorso in violenza sessuale e condannato in primo grado a 4 anni.
Cavallini infatti, ai tempi in cui dirigeva la comunità, non avrebbe impedito a un operatore laico, Massimiliano Azzolini, di abusare di due giovani di 17 e 18 anni, ospiti della struttura milanese. Per i giudici della Suprema Corte, che hanno accolto il ricorso del sostituto pg di Milano Laura Barbaini, ciò che conta infatti è il «ruolo di autorità e di responsabilità» che Cavallini aveva nella struttura.
«Già di fronte alla prima e anche più modesta segnalazione di abusi», scrivono i giudici, «deve scattare la responsabilità del preposto che deve intervenire, chiarire e adottare i provvedimenti più opportuni del caso per prevenire il rischio di ripetersi di episodi del genere (e ciò ancor prima che si valichi la soglia del penalmente rilevante)».
Per Cavallini era arrivata poi l’assoluzione in appello, poiché i giudici avevano ritenuto che il sacerdote non era consapevole degli effetti causati dalla sua inerzia, nonostante le molte segnalazioni ricevute. La Cassazione, invece, sottolinea proprio «la totale inerzia dell’imputato Cavallini a qualsiasi livello (anche il più modesto intervento verbale censorio)».
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2010/09/06/AM8Lsg1D-denunciare_sessuale_cassazione.shtml
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