l’indagine Don Mauro, archiviato il favoreggiamento La Procura chiude l’inchiesta aperta nei confronti del vescovo emerito Maggiolini
La morte di monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo emerito scomparso lo scorso novembre, ha indotto la Procura della Repubblica di Como ad archiviare l’inchiesta aperta a suo tempo nei confronti suoi e dei suoi collaboratori Enrico Bedetti e Oscar Cantoni, attuale vescovo di Crema, accusati inizialmente di favoreggiamento nei confronti dell’ex parroco di Laglio don Mauro Stefanoni.
La vicenda aveva preso corpo nel corso del processo per violenza sessuale nei confronti del sacerdote, che aveva riferito in aula di essere stato informato dell’esistenza di una indagine penale nei suoi confronti dai tre alti prelati, che lo avevano convocato e incontrato in curia a Como.
Quella fuga di notizia fu, secondo l’ipotesi formulata dal pm Maria Vittoria Isella, la causa principe del naufragio dell’indagine, che quel giorno, di fatto, si fermò, visto che l’indagato badò bene a non assumere più comportamenti penalmente censurabili. Lui, don Stefanoni, negò sempre, sostenendo non solo di essere innocente ma, prima anocra, di non avere mai orientato le proprie mosse in base a quanto gli fu riferito allora, mentre monsignor Maggiolini, che pure con il pm non parlò mai (né lui né gli altri prelati) lasciò sempre a intendere di essersi volutamente e semplicemente comportato come il buon padre di famiglia, come un vescovo con un “suo” parroco.
La scomparsa del vescovo emerito vanifica in ogni caso qualunque possibile sviluppo dell’indagine. Viene meno la possibilità di una sua testimonianza, il solo atto che avrebbe consentito alla Procura della Repubblica di accertare la sussistenza di quel che si definisce «elemento soggettivo» del reato, di capire cioè se i monsignori Bedetti e Cantoni commisero un favoreggiamento consapevole. La pratica va in soffitta per sempre, mentre si attende la fissazione della data del processo d’appello di don Mauro, deciso a fare valere le proprie ragioni anche al tribunale di Milano, dove la sentenza di primo grado è già stata impugnata dai suoi avvocati. Oltre un centinaio di pagine per decine di motivi d’appello, coerentemente alla condotta processuale tenuta a Como, dove l’imputato aveva sempre negato ognuno degli addebiti mossi dall’ex parrocchiano minorenne che lo accusava di violenza sessuale. La data del processo non dovrebbe farsi attendere.
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