La lettera che arriva in redazione è inquietante. Sono quattro pagine piene zeppe di accuse a un parroco del Cosentino che, oltretutto, sarebbe vicinissimo al Vescovo Leonardo Bonanno e conserverebbe una nota presunta ambizione di salire ai “piani alti” del clero. Ma prima di rivelare il contenuto, dobbiamo ai lettori delle premesse doverose. La missiva è anonima e per di più alcuni fatti raccontati all’inizio sono difficilmente riscontrabili, motivo per il quale avremmo potuto strapparla al secondo rigo e cestinarla.
Chi si nasconde dietro l’anonimato è sempre in torto e solitamente si tratta di persone che, per motivi del tutto estranei all’interesse pubblico, tentano la via della gogna mediatica unicamente per vendetta. Ma quella che si descrive dicendo di essere una parrocchiana del posto che ha deciso di denunciare la vicenda perché non ce la fa più a sopportare le vessazioni del prete, ci convince a leggere il testo fino all’ultima parola riportando nomi e numeri di cui abbiamo potuto verificare la veridicità con la velocità di un click. Di sicuro la mittente frequenta la chiesetta di cui svela gli arcani e la frequenta da tempo.
Questo è fuori discussione, data la precisione con cui evidenzia la cronologia dei fatti nel corso degli anni. La donna parla di confessioni negate e di beceri quanto usuali favoritismi tra i banchi parrocchiali, di vessazioni, dispetti, preferenze e persino emarginazioni. Quello che succederebbe in molte parrocchie del mondo laddove ci sono sacerdoti che hanno più ambizioni carrieristiche che vocazioni spirituali che li avvicinano a Dio. Il testo della lettera, inoltre, porta alla luce uno sperpero di danaro che ammonterebbe a 200mila euro. Sia beninteso: atteso che Rete L’Abuso non è un’aula del tribunale, dalle carte in nostro possesso non si evince in alcun modo un solo fatto di rilievo penale.
E allora perché scriverne? Per evidenziare ancora una volta come la Chiesa, o meglio, parte di essa, rappresenti per un numero sempre maggiore di sacerdoti un enorme contenitore di soldi e potere. Che svilisce e annienta i principi cardine della religiosità e del cattolicesimo, allontanando sempre più gli uomini dalla Fede e da Dio. Il prete in questione, infatti, pur avendo un cospicuo fondo dal quale attingere, si sarebbe rifiutato di aiutare una famiglia in enorme difficoltà finanziaria, dopo essere stata colpita da una tragedia, così come avrebbe fatto con le decine di famiglie travolte dalla crisi e che si sarebbero rivolte a lui per avere un piccolo aiuto. Con tutti quei soldi il parroco avrebbe unicamente rifatto il “look” a una chiesa che altrimenti sarebbe somigliata troppo al predecessore.
La parrocchia sarebbe stata abbellita con panche nuove, pur non essendocene la necessità e con candelabri placcati in oro e altri oggetti di valore che avrebbero sostituito arnesi decisamente più modesti. Ma la spesa più alta avrebbe interessato di rifacimento e manutenzione, sia all’esterno che all’interno della chiesa. I fondi, come dimostrerebbero i dati, sarebbero stati attinti dal conto parrocchiale dove finiscono le offerte dei fedeli e i lasciti di chi oggi non c’è più. Sul contenuto della lettera relativo ai comportamenti poco ortodossi del prete, ci riserviamo di pubblicarlo nell’eventualità che qualche parrocchiano abbia riconosciuto la presunta identità del prete e possa testimoniare le accuse. Possibilmente mettendoci la faccia.
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