Il parroco fu condannato in primo grado e assolto in appello, per poi passare al ‘contrattacco’
È cominciato davanti al giudice Alessandra Testoni il processo per estorsione e calunnia che vede alla sbarra un 35enne di origine serba che accusò il parroco Andrea Margutti di violenza sessuale sul figlio.
Una vicenda che ha visto prima la condanna in primo grado e poi l’assoluzione in appello per il ‘don’, che affiancato dal proprio legale Claudio Maruzzi è poi passato al contrattacco denunciando il 35enne, che a suo avviso si sarebbe inventato l’accusa di pedofilia per riuscire a farsi intestare la casa del prete.
La vicenda inizia nell’estate del 2010, quando il parroco accoglie il 35enne e la sua famiglia nella propria abitazione. Pochi mesi dopo sono già sorti i problemi: il parroco chiedeva ai suoi ospiti di trovare una nuova sistemazione, ma il capofamiglia gli avrebbe risposto minacciando di denunciarlo per violenza sessuale sul figlio, di appena tre anni: “Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia”, sono le parole che don Margutti riportò in aula durante il processo di primo grado. Dopo la condanna a un anno e quattro mesi per violenza sessuale su minore, il parroco fu sospeso ‘a divinis’ dal vescovo Luigi Negri. Ma la decisione del tribunale ferrarese fu ribaltata due mesi fa dalla corte di appello di Bologna, che lo assolse con formula piena ‘perchè il fatto non sussiste’.
Ieri (3 febbraio) si è svolta la prima udienza del nuovo processo, in cui il giudice ha ammesso tutti i circa 30 testimoni indicati da procura, parte civile e difesa, oltre ai due consulenti indicati dall’avvocato Maruzzi: una psicologa che descriverà le condizioni psicologiche in cui versava il prelato all’epoca della denuncia e un tecnico che ha ricostruito gli orari di arrivo del sacerdote alla festa di compleanno del figlio dell’imputato, che secondo il don sono incompatibili con la versione di alcuni testimoni. In quell’occasione si sarebbe verificato l’episodio di molestie sessuali che portò alla condanna di Margutti, poi annullata in appello.
“Non mi spiego il fatto che, a tutt’oggi, dopo l’assoluzione in appello decisa a settembre – commenta l’avvocato Maruzzi dopo l’udienza -, chiesta dalla stessa Procura Generale, non sia stata ancora revocata la sospensione a divinis disposta nei confronti del sacerdote dopo la condanna in primo grado. Forse per la Curia il prelato, in attesa della definitività della assoluzione, è ancora da ritenersi presunto colpevole?”.
Accusò il don di pedofilia: cominciato il processo per estorsione e calunnia
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