<div style="text-align: justify;">BUSTO ARSIZIO - In aula le <strong>amiche</strong> del cuore di <strong>Eva Sacconago</strong>, Monica Guanzini e Manuela Falletta. Al processo a carico di <strong>Maria Angela Farè</strong>, l’ex suora di Sant’Edoardo finita a giudizio per violenza privata, abusi sessuali e stalking, mercoledì 7 gennaio è stato il turno delle amiche della ragazza che si tolse la vita nel giugno 2011, dopo 13 anni di relazione clandestina con la religiosa.</div> <div style="text-align: justify;">Un’udienza che si è tutta concentrata sulla deposizione delle confidenti di Eva Sacconago in diversi periodi della sua vita. Dalle testimonianze sono emersi ancora una volta gli <strong>abusi</strong> e la <strong>sopraffazione fisica e morale</strong> che Maria Angela Farè esercitava sulla ragazza, appena quindicenne all’epoca dei primi incontri al centro “Primavera” dell’oratorio di Sant’Edoardo. Un’escalation di violenze e di atti persecutori che, secondo l’accusa rappresentata dai pubblici ministeri <strong>Maria Cristina Ria</strong> e <strong>Francesca Gentilini</strong>, portarono la giovane a togliersi la vita in preda ad una profonda crisi morale e psicologica.</div> <div style="text-align: justify;"></div> <div style="text-align: justify;">“<strong>No, lasciami stare</strong>”, urlava tormentata al cellulare. “Durante le attività in oratorio capitava spesso che Eva dovesse scappare via perché aveva fretta”. Particolari che sono stati riferiti in aula da <strong>Monica Guanzini</strong>. Dall’altra parte della cornetta o a casa c’era sempre Maria Angela Farè, che aveva estorto le chiavi dell’appartamento di Eva e che ci faceva irruzione a piacimento, soprattutto nell’ultimo anno di vita della giovane. Tentava di sottometterla e di isolarla da tutti, anche da don <strong>Alessandro Bonura</strong> che in quel tempo era diventato il confidente della giovane e il primo a darle sostegno morale. Tant’è che in parrocchia si “chiacchierava” su quel rapporto, voci malevole che davano Eva addirittura incinta di Bonura e che aumentavano le emozioni negative della ragazza già soggiogata dalla suora.</div> <div style="text-align: justify;"></div> <div style="text-align: justify;">“<strong>Io odio il prete, io odio la Monica</strong>”, ha invece detto la suora in una telefonata dopo la morte di Eva a <strong>Manuela Falletta</strong>, un’amica coetanea degli anni adolescenziali trascorsi all’oratorio di Sant’Edoardo, per indurla a pensare che fossero stati loro a provocare il tragico gesto della ragazza.</div> <div style="text-align: justify;">Nel giugno del 2011 fu una fonte confidenziale a rivelare agli ispettori del Commissariato di Busto Arsizio le “attenzioni morbose” che la suora rivolgeva alla giovane. Ma solo dopo il suicidio di Eva le indagini presero una direzione precisa grazie al ritrovamento di un <strong>video a sfondo sessuale</strong>, foto e diari che ora compongono il fascicolo dei pubblici ministeri.</div> <div style="text-align: justify;">Il confronto in aula proseguirà il <strong>14 gennaio</strong>. L’imputata, difesa dagli avvocati <strong>Fabrizio Busignani</strong> e <strong>Raffaella Servidio</strong>, finora non si è mai palesata nell’aula “Falcone e Borsellino” del Tribunale di Busto Arsizio. Sempre presenti, invece, i genitori di Eva, <strong>Giovanna Bozzolini</strong> e<strong>Roberto Sacconago</strong>, che sono parte civile al processo.</div> <div style="text-align: justify;"></div> <div style="text-align: justify;">http://www.informazioneonline.it/LAY009/L00908.aspx?arg=1001&id=18379</div>