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-Benvenuti nella Home Page del servizio ABUSE TRACKER della Rete L’ABUSO 

Da qui avete le informazioni in tempo reale sul monitoraggio dei casi sul territorio italiano. Quanti sono i sopravvissuti censiti, in quale regione, il loro sesso, in quale ambiente sono stati abusati e da chi.

Clicca e leggi - PREMESSA | PARAMETRI BASE DI INDAGINE

L’Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO ha promosso questa indagine nel contesto in cui opera l’associazione, utilizzando i dati a nostra disposizione, quelli relativi all’ambito del clero.


In realtà il raggio di analisi del nostro report - che sarà in aggiornamento perpetuo - vuole andare oltre al limitato contesto del clero, se pur sia questo il dato analizzato.


Volutamente e per nostra stessa tutela, tranne nei casi di condanna definitiva o in qualche eccezione, i presunti autori sono stati oscurati (tutelati da un numero di protocollo non pubblico) in quanto spesso rimasti senza un giudizio definitivo o una condanna, a causa del fallimento della giustizia e dei suoi lacunosi meccanismi. Questo tuttavia non toglie che lascia delle vittime o presunte tali, senza un giudizio e spesso senza una giustizia.


Per questo non sono importanti i volti o i nomi in questa statistica ma i numeri, per capirne il potenziale; quanto lo Stato è vincente nella prevenzione e tutela di minori e persone vulnerabili; quanto sia il livello di sicurezza e giustizia sul territorio.


Il contesto in analisi è il volontariato, al quale è vero appartiene anche il clero, ma non solo anche associazioni, circoli sportivi e via dicendo, tutto ciò che in Italia fa parte dell’associazionismo. La chiesa cattolica (tranne vescovi all’art. 4 dei patti Lateranensi) non gode di particolari privilegi in materia, sono gli stessi di cui godono tutte le realtà che fanno parte dell’associazionismo.


Come spiego in questo articolo, le dinamiche che si manifestano nel caso di un abuso sessuale su un minore o una persona vulnerabile sono le stesse, sia nel clero, sia tra i laici. Certo a causa delle tante denunce pubbliche la Chiesa è molto più chiaccherata delle associazioni, ha anche un’audience mondiale e si è da anni organizzata internamente come vedremo. In Italia non si è fatta remora di dichiarare che insabbierà i casi in quanto, non li denuncerà all’Autorità giudiziaria italiana, che vale a dire li insabbio.


Stessa cosa che accade nel contesto laico, a riprova che la chiesa non ha alcun particolare privilegio in materia, al massimo è più sfacciata.


Nei fatti la domanda è; quanti casi non sono mai stati denunciati?


L’Italia al momento non ha leggi adeguate oltre a nessuna strategia preventiva efficace in materia di tutela dei minori e delle persone vulnerabili. È l’unico Stato menbro in Europa a non aver mai fatto commissioni d’inchiesta o studi per quantificare il fenomeno, tanto che cerchiamo di farlo noi con questo report.


Quindi dove sta il problema e perché parlo del volontariato?


La ratifica della convenzione europea di Lanzarote (L.1° ottobre 2012 n.172) (alla quale il Vaticano non ha aderito) ha introdotto importanti strumenti preventivi, tra cui il c.d. Certificato anti pedofilia che va detto, pur essendo un ottimo strumento per impedire che chi condannato per questi reati torni a contatto con minori, ha un limite preventivo che dipende da una precedente condanna, ma un effetto potenzialmente valido che è quello che i soggetti limitati dal certificato, indubbiamente stupratori, non tornino a contatto con minori. Diciamo quindi che nel suo limite ha effetto positivo verosimilmente nel 100% dei casi, perché blocca il pedofilo accertato.


Qui sorge però il primo ciclopico problema italiano, l’applicazione snaturata del certificato di cui il legislatore ha sollevato dall’esibizione l’intera categoria del volontariato e non solo il clero. L’effetto collaterale di questo vuoto ha concentrato di conseguenza in questa categoria - per via dell’esenzione - chi pregiudicato e diversamente non potrebbe inserirsi altrove. Questo non ci sembra un problemuccio ma un effetto boomerang che nessuno vede o vuole, ma che produce vittime i cui carnefici, come vedremo a breve, non saranno denunciati.


Ecco perché consideriamo più ampia la proiezione che andremo a sviscerare nel report.


C’è un secondo problema tuttavia. Come abbiamo detto, se pur il certificato sia utile ad impedire che chi pregiudicato torni al contatto con i minori, manca la fase preventiva che impedisca la realizzazione dell’abuso, salvando il minore.


L’obbligo di denuncia da parte di tutti i cittadini (in Italia limitato oggi solo ai pubblici ufficiali) sarebbe un ottimo strumento preventivo perché permette ed impone agli aduli a conoscenza o nel dubbio che in quell’ambiente accada un reato, di denunciarlo. Cosa che oggi non è obbligatoria e spesso fa desistere in quanto in assenza di prova certa o dimostrabile (che in questi casi difficilmente il cittadino comune può produrre, servono gli inquirenti), il rischio di subire controquerela o altre ripercussioni è elevato.


La ripercussione assurda di questo vuoto legislativo finisce immediatamente sulla vittima, non solo perché non viene salvata o almeno sottratta, ma perché la stessa condizione di minore - che lo stesso Stato riconosce non autonoma fino ai 14 anni, delegando le responsabilità nell’interesse del minore agli adulti – è proprio quella gli impedisce di essere in grado di riconoscere una violenza autonomamente, quindi di difendersi o reagire.


Siamo di fronte ad un evidente cortocircuito in cui lo Stato pur riconoscendo l’inalienabilità dell’interesse superiore del minore, si schianta nel vuoto legislativo che nel più dei casi lo renderà vittima.


Collateralmente l’abusatore non verrà fermato da nessuno e continuerà a produrre vittime. La maturazione del trauma infantile ha tempi che arrivano anche a 25 – 30 anni, quindi difficilmente la vittima iniziale denuncerà il predatore per tempo anzi, lei stessa si troverà prescritta al momento della denuncia che in questi casi, qualora lo stupratore non sia già pregiudicato, lo lascerà col certificato immacolato.


Questa è la giostra della pedofilia in Italia, dove ogni anno contiamo i sopravvissuti, senza però cercare di attuare misure concrete ed efficaci per impedirlo.


Eppure sarebbe semplice.


Esistendo già le leggi, basterebbe, nel caso del certificato antipedofilia modificarlo (come chiede all’Italia anche l’ONU) colmando il vuoto dell’anomalia italiana.


Stessa cosa per l’esistente obbligo di denuncia, ora limitato solo ai pubblici ufficiali, che basterebbe estendere a TUTTI I CITTADINI.


       Nulla di più semplice.


Servizio Abuse Tracker Italia - Web Stories

 

 

   

– Database perpetuo in tempo reale

By – Sviluppatori Rete L’ABUSO HRC

 

Si dice che in Italia non esistano numeri certi sui minori abusati dal clero e questo è vero!

Quanto il fatto però che nessuno li cerchi, malgrado siano stati segnalati anche alla Procura Generale della Repubblica nell’aprile 2023. Forse timorosi di quelli censiti all’estero che secondo le proiezioni, in Italia arriverebbero a un milione di vittime.

Possiamo dire che esistano dati in difetto ovvero, che non rappresentano l’enorme portata del fenomeno nel paese, tuttavia, se come è emerso negli altri paesi la percentuale di vittime che denunciano in assenza di indagini o commissioni di inchiesta, è intorno al 10%, come vedrete volendo un’idea neppure troppo vaga possiamo farcela.

Siccome l’usanza italiana è quella di parlare sistematicamente del singolo caso, senza mai unire i punti di quanti “singoli casi” esistano nella penisola, sollevando così agli occhi dell’opinione pubblica “il caso italiano”, il suo andamento sistemico e la recidività, abbiamo così pensato noi a dare un numero e un volto ai sopravvissuti, molti dei quali malgrado si siano esposti denunciando, non hanno ottenuto giustizia ne un riscontro sulla cronaca nazionale, lasciando disinformata l’opinione pubblica.

Stessa cosa per i loro abusatori, spesso ancora operativi sul territorio e all’insaputa di chi gli affida i propri figli. Casi di cui anche qui l’opinione pubblica è rimasta allo scuro, venendo meno non solo la consapevolezza, ma la conseguente possibilità di tutelare i propri figli. Casi che abbiamo voluto raccogliere sottolineando chi li ha denunciati, con tutto il suo valore civile e sociale.

Alcuni sopravvissuti legittimamente hanno preferito non apparire con la loro identità e quindi li riporteremo con un nome di fantasia, ma testimoniano comunque le storie di chi in Italia ha subito, sofferto e lottato in solitudine per la propria dignità, per tutelare bambine, bambini e la stessa società, spesso vedendo impuniti i responsabili.

 

Risorse correlate

    Sopravvissuti censiti dalla Rete L’ABUSO in Italia

                    Dato aggiornato in tempo reale 1577

NOTA FONDAMENTALELa popolazione di sacerdoti italiani alla quale fanno riferimento i dati di seguito riportati è di 35.000 unità – FONTECEI 2018 Oggi scesi a 31.000.

Abbiamo usato questa base media in quanto i dati riportati ritraggono gli ultimi 15 anni, malgrado partano dal 2000 dove vedremo dalle stesse dichiarazioni della chiesa, fino al 2010 se ne registra solo una piccola parte, 100 casi contro gli attuali, più di 1200

1577 sopravvissuti censiti dalla Rete L’ABUSO; 


Prodotti da 332 #sacerdoti + 29 #laici + 1 #suore denunciati che hanno  prodotto 1577 sopravvissuti documentabili.

(Vedi tabella estesa a fondo pagina)

 

I due totali vanno sommati

+

 

956 sopravvissutti dichiarati dalla Chiesa; 


Prodotti da 913 autori mai denunciati all’Autorità Giudiziaria che hanno prodotto secondo la CEI solo 956 sopravvissuti non documentati.

(Vedi tabella dettaglio sotto dopo le regioni)


Casi totali censiti - Clicca sulla mappa per spostare o allargare - Sui punti per aprire la rispettiva scheda

LEGGI - NOTA importante

NOTA: il 28 febbraio 2019, a seguito dell’istanza della Rete L’ABUSO alle Nazioni Unite, preceduta da una diffida al Governo italiano e una interrogazione parlamentare, il Comitato per i diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite, dopo aver sentito in presenza la Delegazione italiana, esprimeva nella forte preoccupazione le sue raccomandazioni all’Italia, tutt’ora inevase.

Clicca e leggi le raccomandazioni all'Italia | Comitato diritti dell'infanzia ONU - 80° sessione - ONUG Ginevra

Sfruttamento e abuso sessuale


21. Accoglie favorevolmente il piano nazionale per la prevenzione e la lotta contro gli abusi e lo sfruttamento sessuale dei bambini 2015-2017 e la rivitalizzazione dell’Osservatorio per contrastare la pedofilia e la pornografia infantile, il Comitato è preoccupato per i numerosi casi di bambini vittime di abusi sessuali da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica nel territorio dello Stato Membro e per il basso numero di indagini criminali e azioni penali da parte della magistratura italiana. Con riferimento alle sue precedenti raccomandazioni (CRC / C / ITA / CO / 3-4, par. 75) e al commento generale n. 13 (2011) sul diritto del bambino alla libertà e contro tutte le forme di violenza nei suoi confronti e prendendo atto dell’Obiettivo 16.2 per lo Sviluppo Sostenibile, il Comitato raccomanda all’Italia di:


(a) Adottare, con il coinvolgimento attivo dei bambini, un nuovo piano nazionale per prevenire e combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini e assicurarne l’uniforme implementazione su tutto il suo territorio e a tutti i livelli di governo;


(b) Istituire una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale per esaminare tutti i casi di abuso sessuale di bambini da parte di personale religioso della Chiesa Cattolica;


(c) Garantire l’indagine trasparente ed efficace di tutti i casi di violenza sessuale presumibilmente commessi da personale religioso della Chiesa Cattolica, il perseguimento dei presunti autori, l’adeguata punizione penale di coloro che sono stati giudicati colpevoli, e il risarcimento e la riabilitazione delle vittime minorenni, comprese coloro che sono diventate adulte;


(d) Stabilire canali sensibili ai bambini, per i bambini e altri, per riferire sulle violenze subite;


(e) Proteggere i bambini da ulteriori abusi, tra l’altro assicurando che alle persone condannate per abuso di minori sia impedito e dissuaso il contatto con i bambini, in particolare a livello professionale;


(f) Intraprendere tutti gli sforzi nei confronti della Santa Sede per rimuovere gli ostacoli all’efficacia dei procedimenti penali contro il personale religioso della Chiesa Cattolica sospettato di violenza su minori, in particolare nei Patti Lateranensi rivisti nel 1985, per combattere l’impunità di tali atti;


(g) Rendere obbligatorio per tutti, anche per il personale religioso della Chiesa Cattolica, la segnalazione di qualsiasi caso di presunta violenza su minori alle autorità competenti dello Stato Membro;


(h) Modificare la legislazione che attua la Convenzione di Lanzarote in modo da garantire che non escluda il volontariato, compreso il personale religioso della Chiesa Cattolica, dai suoi strumenti di prevenzione e protezione.


 

  Sopravvissuti e vittime censite dalla CEI in Italia 

        -Da sommare alle 1577 censite dall’Associazione nel precedente pannello.

 

Inseriamo separatamente i dati della “Via italiana” del cardinale Matteo Zuppi, forniti dalla CEI negli unici due REPORT presentati dalla chiesa italiana, quello del 2022 (contenente i soli dati riferiti al 2020 e 2021) e quello del 2023 (contenente i soli dati riferiti al 2022).

Questi dati sono inseriti e conteggiati separatamente in quanto come vedrete molto fumosi, parziali e non circostanziati, né per quanto riguarda le diocesi di provenienza del dato, ne per quanto riguarda le regioni italiane, il numero di vittime prodotte, il sesso e l’età, i provvedimenti presi, l’attuale incarico e collocazione.

Tuttavia sono dati ufficiali dichiarati e se pur estremamente vaghi ed imprecisi non possono essere omessi. Parliamo tra le altre cose di dati che non compaiono nel censimento dettagliato per regioni fatto dalla Rete L’ABUSO, quindi vanno sommati ai nostri 1577.

A dichiararlo è la stessa Conferenza Episcopale Italiana che malgrado i vari incontri conl’Associazione ha scelto, contrariamente alla nostra disponibilità, di non voler acquisire e trattare i casi forniti dalle vittime.

Stessa cosa per i dati dei procedimenti penali in mano all’Autorità Giudiziaria italiana e per quelli dichiarati (613) ma mai esposti, provenienti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Come la stessa CEI ha dichiarato ancora nell’ultima conferenza, gli unici dati esposti nei loro report sono quelli denunciati agli sportelli diocesani. Casi che come dichiara la stessa CEI, non saranno segnalati all’Autorità Giudiziaria italiana.

Quindi, se pur l’Associazione abbia scelto di separare i due censimenti e questo, solo per il fatto che il report della Rete è minuziosamente circostanziato alle regioni e al numero di sacerdoti presenti nelle stesse,  quello della CEI è anonimo e privo di qualunque riscontro sia geografico che diocesano, in più esclude i dati dei casi in mano alla magistratura mentre il nostro, in gran parte cita solo casi giudiziari ed esclude per nostra scelta quelli mai denunciati alle autorità civili.

Se ne deduce quindi che difficilmente si tratti degli stessi dati, tuttavia, nella poca trasparenza di quelli della CEI abbiamo preferito separarli comunque.

1
Dato CEI 2000 - 2010

La prima dichiarazione ufficiale della Chiesa italiana risale al 25 maggio 2010, quando monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale, parlò – a margine dell’assemblea generale dei vescovi italiani – di circa 100 processi canonici avviati in dieci anni, senza però specificare il numero dei minori coinvolti. Circa tre mesi prima, in un’intervista rilasciata a Radio Vaticana, era intervenuto sul tema don Fortunato Di Noto: «L’Italia non è immune dal triste fenomeno dei preti pedofili», diceva il sacerdote fondatore dell’associazione Meter che si occupa prevalentemente di lotta alla pedofilia e di tutela dell’infanzia. «In questi ultimi 10 anni», aggiunse, «circa 80 sacerdoti sono stati coinvolti. È un fenomeno che esiste e che riguarda anche le suore, seppure in maniera molto più blanda».


Fonte: "Chiesa e pedofilia, il caso italiano" di Federico Tulli, pagina 110, L'Asino d'oro edizioni (2014)

2
3 febbraio 2022 - Diocesi Bolzano, la Commissione tutela minori dichiara 100 casi

Come documenta Federico Tulli su LEFT, l'Ufficio tutela minori della Diocesi di Bolzano dichiara che il comitato per la tutela dei minori di Bolzano da quando è stato istituito nel 2010 ha segnalato finora 100 casi di violenze.


3
28 maggio 2022 - Il Presidente CEI Matteo Zuppi presenta "La via italiana"

Durante lo spazio dedicato alle domande dei giornalisti, alla conclusione della Conferenza stampa del neopresidente della Cei card. Matteo Zuppi, Francesco Zanardi ha posto alcune domande ed esposto le perplessità rispetto al senso complessivo del progetto di contrasto all'abuso appena varato dai vescovi italiani.


E' stato un momento intenso: per la prima volta, in una conferenza stampa istituzionale della CEI, una vittima ha osato prendere la parola.


Davanti ai giornalisti, Zuppi ha preso un impegno: quello di incontrare prossimamente la Rete l'Abuso ed acquisire gli eventuali dati.




 
4
17 novembre 2022 - Primo report CEI, 68 casi + 613 di CDF = 681 casi

Come sottolinea il report (PrimoReport_Sintesi- PrimoReport_integrale) “Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%)”. Provengono da soli 30 sportelli su 226 Diocesi.


Si legge; “Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione.”. Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%). I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni.


La stessa CEI per mano del Presidente card. Matteo Zuppi aveva annunciato anche l'esamina di 613 fascicoli italiani pervenuti presso la CDF (Congregazione Dottrina della Fede), poi disattesa e ad oggi ancora non esaminati, tuttavia cifre ufficiali di cui si deve tenere rigorosamente conto.


Totale dei casi; 68 (per  un totale di 89 presunte vittime) + 613 casi italiani in CDF (di cui non si conosce il numero, verosimilmente almeno una per caso) per un totale di 681 casi.


5
16 novembre 2023 - Secondo report CEI che dichiara 54 vittime di 32 abusatori

ASSISI – Sono 32 i sacerdoti, i catechisti, gli insegnanti di religione che, nel corso degli anni, hanno compiuto abusi sessuali denunciati nel corso del 2022 agli sportelli aperti dalla stessa Chiesa cattolica. In alcuni casi gli abusatori hanno fatto più di una vittima: le vittime segnalate, infatti, sono 54, 25 delle quali aveva meno di 18 anni al momento dell’abuso.


Totale degli abusatori 32 che hanno prodotto 54 vittime di cui 25 sono maggiorenni.


Proiezione dati CEI - N.B. Il conteggio dei casi è reale ma non la loro collocazione geografica che è casuale e distribuita sul territorio

Quanti sono quindi i dati ufficiali italiani diffusi dalla CEI che riguardano le denunce ricevute dal 2020 a oggi?

– 1° Report CEI68 casi che hanno prodotto 89 presunte vittime, da sommare ai 613 presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui non è noto il numero di vittime e che quindi ridurremo al minimo ovvero quanto il numero degli abusatori 613, per un totale di 681 casi e un totale di sopravvissuti pari a  702.

– 2° Report CEI32 casi che hanno prodotto 54 vittime di cui 25 sono maggiorenni.

– Commissione minori Bolzano100 casi in 10 anni. Qui non specificano nulla di più su quante vittime siano state prodotte, ma è verosimile pensare anche in questa circostanza siano almeno una per caso. È anche verosimile pensare che i dati relativi ai 10 anni raccolti dalla Diocesi di Bolzano, siano riferiti a quel solo territorio. Non è nota la destinazione di questi 100 casi, se siano in mano alla Diocesi, alla CEI o alla CDF, tuttavia va notata la discrepanza notevole del dato localizzato solo a Bolzano (se pur in 10 anni), con quello di CEI (se pur di soli 3 anni) esteso a tutta Italia.

– Dato 2000 – 2010 dichiarato da CEI100 casi in 10 anni di cui come Bolzano non specificano nulla di più.

Venendo al dunque, quantificando i dati dichiarati dalla chiesa contiamo; dal 2000 al 2010 i 100 casi dichiarati da CEI, 100 casi a Bolzano, 68 prodotti dal 1° report CEI, 613 dichiarati presso la CDF, 32 nel 2° report CEI, per un totale di   913   casi, ovvero abusatori.

Riguardo le vittime prodotte, 89 nel 1° report CEI, 54 nel 2° report CEI, 613 (calcolando almeno una vittima per ogni caso) dai fascicoli presso la CDF e 100 (calcolando almeno una vittima per ogni caso) stando a quanto dichiarato dalla Diocesi di Bolzano e altrettanti 100 (2000 – 2010) per un totale di  956   sopravvissuti.

NOTA DOVEROSA: in nessun report la CEI parla di indennizzo alle vittime, come non ne parla nei suoi programmi. Neppure le recenti norme introdotte da Papa Francesco lo prevedono. A “rassicurazione” parla invece di supporto e cura per i sacerdoti colpevoli, per i quali ha allestito in Italia ben 23 strutture. Una disparità di trattamento che va sottolineata doverosamente in quanto è un handicap di base non solo nella valutazione oggettiva tra vittima e carnefice, ma ancora peggio in quanto la chiesa si propone di fare giustizia nei suoi tribunali, con una obbiettività di base tutt’altro che imparziale.  Ci sono stati e ci sono indennizzi per le vittime, ma va notato che questi sono stati imposti unicamente dalle condanne tribunali italiani. E’ sufficente una breve ricerca su internet per verificare che i tribunali della chiesa, ne in Italia, ne all’estero, hanno mai indennizzato una sola vittima.

 

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Rete l’ABUSO 362

COMPARAZIONE DEI DATI


CEI 913

 

Se pur i dati dichiarati dalla Ciesa siano fumosi ed incompleti e quindi non sia possibile fare una comparazione con quelli prodotti dalla Rete L’ABUSO, possiamo comunque compararne alcuni.

Il censimento della Rete L’ABUSO, è basato solo su casi documentali pubblici, ovvero non abbiamo inserito alcun dato di casi non denunciati e questi sono un totale di 362, che hanno prodotto 1577 sopravvissuti.

Quelli che invece si evincono dalle dichiarazioni della stessa chiesa sono nettamente superiori, 913 casi di abusatori, quasi il triplo di quelli censiti dalla Rete L’ABUSO e, se pur incompleti, tuttavia dichiarano almeno altri 956 sopravvissuti. da sommare i nostri 1577.

In questo caso però, tranne che nel e nel 2° report CEI dove se pur in forte sottodimensionamento appare la quantità di vittime denuncianti (non quelle prodotte, a breve spiego la differenza), in alcuni rari casi più di una per molestatore, mancano le vittime reali prodotte dai 100 abusatori dichiarati dalla CEI (2000 – 2010), dalla Diocesi di Bolzano (100) e quelli in possesso della CDF (613), tanto che in assenza del dato abbiamo ipotizzato il minimo, una vittima a testa.

Per chiarire la differenza tra le vittime denuncianti e quelle “prodotte” che affermavo nel passaggio precedente, va tenuto conto che mentre i dati della Rete L’ABUSO raccolgono parecchie vittime in quanto sono attinti dalle denunce e dalle indagini giudiziarie della magistratura, nel caso degli sportelli questi, va chiarito, non fanno alcun tipo di indagine sul prete denunciato, si limitano a raccogliere le denunce di chi si presenta personalmente presso gli sportelli diocesani, elaborando la singola personale  denuncia, non indagando come la magistratura se ci siano altre vittime.

Tuttavia, grazie ai dati prodotti dalle commissioni d’inchiesta svolte negli altri stati d’Europa e non (l’Italia è l’unica inadempiente, richiamata anche dall’ONU), è stato possibile realizzare una proiezione attendibile del fenomeno anche in Italia.

A produrla è il collega irlandese Mark Vincent Healy che sulla base dei dati governativi restituiti dalle commissioni d’inchiesta fatte in Europa, sulla base degli studi decennali fatti sul fenomeno (tra i più accreditati quello del dott. Richard Sipe, assistente psicoterapeuta e psichiatra nello stato del Maryland e quello di Fr Andrew M. Greeley, professore di sociologia all’Università di Chicago) ha prodotto una tabella comparativa che pubblico di lato, dove il dato italiano arriva a un milione di vittime.

Dato purtroppo attendibile, basta ricordare quello restituito dalla Commissione CIASE che vede una media di 72 minori stuprati da ogni sacerdote.

NOTE: A sinistra la sola tabella dati nazioni. A questo link il Report completo.  A destra la tabella comparazione popolazione sacerdoti. Qui il report completo “Sacerdoti pedofili in tutto il mondo – la sola Italia detiene il 43% dell’Europa, il 12,7% nel mondo

.


 

Conteggio del solo dato della Rete L’ABUSO (CEI escluso)

NOTA FONDAMENTALE – La popolazione di sacerdoti italiani alla quale fanno riferimento i dati di seguito riportati è di 35.000 unità – FONTE CEI 2018 – Oggi scesi a 31.000.

Abbiamo usato questa base media in quanto i dati riportati ritraggono gli ultimi 15 anni, malgrado partano dal 2000 dove vedremo dalle stesse dichiarazioni della chiesa, fino al 2010 se ne registra solo una piccola parte, 100 casi contro gli attuali, più di 1200


332 sacerdoti


29 laici


1 suore

 

Hanno prodotto 1577 sopravvissuti di cui;


da sacerdoti 1432 minori 


da laici 90 minori; 41 da scout;  49 da catechisti


52 adulti vulnerabili


3 suore

 

Per un totale di;


198 donne


1379 uomini

 

In ogni regione;


Abruzzo

13


Basilicata

19


Calabria

44


Campania

56


Emilia

78


Lazio

100


Liguria

65


Lombardia

370


Marche

18


Molise

25


Piemonte

135


Puglia

66


Sardegna

30


Sicilia

90


Toscana

126


Triveneto

232


Umbria

100


Vaticano

9

 

Per un TOTALE di 1577 persone

di cui non hanno ricevuto giustizia dai due Tribunali;


551 dal Tribunale dello Stato



1409 dal Tribunale ecclesiastico


 

Proiezione su base proporzionale del dato CEI mancante riguardo al potenziale di sopravvissuti prodotti.

 


Otteniamo proporzionalmente il dato X della CEI dove; (X) è uguale ai sopravvissuti censiti dalla Rete L’ABUSO 1577 moltiplicato per i 913 autori dichiarati da CEI, diviso 362 autori censiti dalla Rete.

Otteniamo altri 3985* sopravvissuti da sommare ai 1577 della Rete L’ABUSO.


 

0
TOTALE sopravvissuti in ITALIA
Proiezione del dato censito dall'Osservatorio e il dato della CEI

 

NB *(Il dato proporzionale e quello “TOTALE” non sono elaborati in tempo reale, potrebbero esserci lievi discrepanze in difetto, dovute al dato della Rete L’ABUSO che viene aggiornato in tepo reale) 

Servizio Abuse Tracker Italia - Web Stories

Proiezione del dato percentuale prodotto in precedenza, sul potenziale sommerso nel volontariato

Oltre all’obbligo di denuncia per tutti i cittadini che nel caso del clero anziché rimandare la scelta di denunciare al vescovo, obbligherebbe le singole persone che abbiano un fondato sospetto a denunciarlo, un altro vuoto grave è quello del certificato anti pedofilia, che lascia scoperto tutto il volontariato, al quale appartiene anche il clero, ma non solo.

Abbiamo quindi potuto, grazie ai dati prodotti nell’ambito del clero, fare una proporzione percentuale di quello che potrebbe essere il potenziale di molestatori nell’intera fascia del volontariato, che conta molti più volontari che i 35.000 sacerdoti censiti nel report, ed è soggetta agli stessi identici vuoti legislativi del chero.

NB *(Il dato percentuale non è elaborato in tempo reale, potrebbero esserci lievi discrepanze in difetto, dovute al dato della Rete L’ABUSO che viene aggiornato in tepo reale) 

Come abbiamo calcolato sulla base di 35000 sacerdoti che 1200 circa risulterebbero molestatori sessuali, per lo più di minori, sulla stessa base percentuale ottenuta, 3,64%*, calcoliamo la stessa percentuale al dato ISTAT che parla di un totale di 4,661 milioni di volontari nel 2021 otteniamo

Se poi moltiplichiamo l’improbabile dato (come premesso in assoluto difetto) per il prodotto minimo (ottenuto nel precedente report) cinque presunte vittime per ogni molestatore, otteniamo una triste ipotesi dell’enorme entità del fenomeno.

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Volontariato
Proiezione del dato potenziale sul volontariato

 

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