“Un altro passo avanti”. È secco il commento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazzina vaticana scomparsa nel nulla a Roma il 22 giugno 1983, sulla convocazione domani a San Macuto dei membri della commissione di inchiesta bicamerale sui casi Orlandi e Mirella Gregori. Nata sull’onda di un forte dibattito nazionale, a detta dello stesso Orlandi sollevato persino dal fragore suscitato dalla serie Vatican girl, la commissione è stata approvata all’unanimità il 23 marzo dello scorso anno ma per lungo tempo la sua effettiva partenza è andata a rilento. Domani con l’elezione della presidenza, che è previsto vada a Fratelli d’Italia, si dovrebbe invece finalmente entrare nel vivo. “Sarà una commissione neutra” dicono fonti di Fdi, “l’idea è di sentire testimonianze, acquisire documenti per arrivare magari dove in 40 anni non è arrivata la magistratura”.
“Siamo contenti”, commenta anche con l’ANSA l’avvocato della famiglia, Laura Sgrò, “si va avanti nel percorso di fare luce sul mistero d’Italia per eccellenza”. I membri della Commissione sono 40, tra loro anche tanti big dei vari schieramenti politici. Ci sono, tra gli altri, Tommaso Foti di Fratelli d’Italia, Carlo Calenda di Azione, Enrico Borghi d’Italia Viva, Maurizio Gasparri di Forza Italia (che aveva espresso comunque forti dubbi), Alessandra Maiorino dei Cinque stelle, Simona Malpezzi e Roberto Morassut del Pd.
Alla stessa istituzione della commissione si era opposto con un intervento in audizione al Senato, il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, titolare di un’inchiesta aperta in Vaticano per volere di papa Francesco nel gennaio dello scorso anno, quasi contestualmente alla scomparsa del Papa emerito Benedetto XVI. Diddi aveva chiesto al Senato di “soprassedere” o almeno di dare più tempo alla Procura vaticana in collaborazione con quella romana, per effettuare indagini. Al momento comunque il pm d’Oltretevere non è arrivato a nuovi sviluppi se non quelli trapelati sulla stampa riguardo un dossier della Segretaria di stato sullo zio paterno di Emanuela, Paolo Meneguzzi.
Si vedrà se la Commissione si limiterà ad approfondire le tante piste che in questi anni si sono affastellate sul caso Orlandi, piste che vanno dall’ipotesi del rapimento, a quella del ricatto, da quella del presunto coinvolgimento della Banda della Magliana, dello Ior, del terrorista turco Alì Agcà, passando per quella sostenuta dal giornalista investigativo Pietro Nicotri, audito dal pm Diddi, e cosiddetta parentale amicale, cioè quella secondo cui il caso Orlandi sarebbe da assimilare a un caso per così dire, ordinario di violenza sfondo sessuale, finito male.
O se invece la Commissione vorrà approfondire con consulenti e testimoni come comunque sembra essere l’orientamento. Da parte sua, si era detto già da tempo disposto ad essere ascoltato il magistrato romano Giancarlo Capaldo, titolare dell’inchiesta per quattro anni, dal 2008 al 2012, quando poi si era proceduto anche all’apertura della tomba del boss della Magliana, Renatino De Pedis, tumulato, in modo del tutto inusuale, nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, proprio vicino al luogo dove Emanuela è stata vista per l’ultima volta.
https://roma.repubblica.it/cronaca/2024/03/13/news/emanuela_orlandi_commissione_inchiesta_presidente-422304362/
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