di Federico Tulli – Chi subisce violenza da parte di membri del clero è nell’80 per cento dei casi di sesso maschile. Ma la storia dice che in ambito ecclesiastico è diffusa anche la violenza al ‘femminile’ e sulle donne. Risale al 2008 la più dura condanna comminata a una suora per pedofilia: 11 anni. Si tratta di Norma Giannini, direttrice dal 1964 di una scuola media cattolica di Milwaukee negli Stati Uniti. Ma non si può dimenticare, in Italia, il caso di Eva Sacconago morta suicida a 26 anni, con la sua aguzzina, colpevole di abusi sin da quando lei ne aveva 15, condannata a 3 anni e sei mesi.
Abbiamo chiesto un commento a Sue Cox cofondatrice di Survivors Voice Europe, associazione internazionale che si occupa di tutela dei diritti delle vittime. «È sempre difficile, se non impossibile, per un sopravvissuto riuscire a ottenere giustizia, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna», spiega Sue Cox. «Spesso le vittime sono persone sole e con uno scarso reddito e un’istruzione appena sufficiente, per via del trauma subìto durante l’infanzia. In queste condizioni si trovano sovente sole contro la Chiesa, che invece lotta in ogni singolo caso con tutte le risorse possibili.
Spesso ci sono voluti anni prima che le vittime si siano fatte avanti, cosa su cui il Vaticano fa affidamento perché così scatta la prescrizione del reato. Bisogna capire che i sopravvissuti hanno una ferita talmente profonda da essere facilmente spaventati e manipolati anche in età adulta, e ancor meno trovano la forza per combattere. La Chiesa ha una lunga esperienza da astuta manipolatrice. Ci sono alcuni encomiabili avvocati pronti a combattere per difendere questi clienti, ma il Vaticano mette ogni possibile e immaginabile ostacolo sul loro cammino».
In che modo? «Cercando di screditare le vittime, usando ogni singolo cavillo legale, ogni piccola tattica per ritardare le procedure. In questo modo i processi si trascinano per anni e le vittime sono spesso logorate, al punto di ritrovarsi incapaci di continuare la battaglia giudiziaria. Ci sono diversi casi di suicidio di persone abusate prima di arrivare a ottenere una qualsiasi forma di giustizia. Tradizionalmente la Chiesa ha sempre sottovalutato e spesso sfruttato le donne. C’è sempre stata una specie di scusante rispetto ai crimini sessuali contro le ragazze in base al concetto ridicolo secondo il quale la violenza sembra più ‘naturale’.
L’abuso dei ragazzini ha certamente creato ulteriori difficoltà alle gerarchie ecclesiastiche e ai responsabili diretti. Ma dovrebbe essere considerato per quello che è: un orrendo crimine. Tutti, e sottolineo ‘tutti’, gli abusi sui bambini vanno contro qualsiasi legge umana, mentre le ragazze spesso scoprono che la loro storia appare meno importante. Probabilmente perché è così che sono percepiti da quella cultura che si rifà al pensiero della Chiesa cattolica. L’abuso sessuale è potere, è l’umiliazione, è la sottomissione di un essere umano più debole per la
‘soddisfazione’ personale di avidi criminali che non hanno alcuno scrupolo verso le loro prede. È un crimine contro l’umanità».
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