- Francesco Zanardi – Gela – Tentò contatti fisici con ragazzina, sacerdote sotto accusa
L’accusa è di avere tentato “contatti” fisici con una ragazzina. Questi i sospetti che pendono su un sacerdote di Gela. Fatti che risalirebbero a un po’ di tempo addietro.
È approfittando di contatti con la famiglia della ragazzina, per questioni parrocchiali, che avrebbe tentato di avvicinarla. Questo è lo scenario generale in cui la vicenda sarebbe maturata.
Ma la ragazzina avrebbe sempre respinto quei presunti tentativi di cui il sacerdote si sarebbe reso autore. Almeno secondo i contenuti dell’accusa.
E successivamente, durante la fase investigativa, la minorenne avrebbe confermato questa versione dei fatti fino a fare aprire un procedimento a carico dello stesso religioso.
La ragazza e i suoi genitori si sono costituiti parte civile nell’istruttoria dibattimentale che ne è derivata.
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- Alessio Di Florio – LASCIATE CHE LE FANCIULLE VENGANO A ME!
«Se la giustizia non farà il suo corso sicuramente ne risponderanno davanti a Dio». Si lascia andare ad uno sfogo di rabbia e delusione in aula la madre di Marta (nome di fantasia), vittima di ripetute violenze sessuali perpetrate nel tempo, dal 2009 al 2012, da quando aveva solo 14 anni. Sul banco degli imputati G. V. ex catechista della parrocchia di Santa Rita da Cascia, nel quartiere Casalotti di Roma.
L’accusa è di abusi aggravati dal ruolo svolto all’interno della comunità religiosa. «Nel 2013 un presbitero di cui non posso fare il nome mi riferì di alcune problematiche intime sorte all’interno del gruppo di giovani – racconta durante la sua testimonianza uno dei responsabili dei catechisti della parrocchia – mi disse che c’erano stati dei problemi tra un educatore e una ragazzina, ma senza farmi nomi e cognomi».
Eppure, anche senza i dettagli, il religioso individua subito chi possa essere coinvolto: «Ho guardato l’elenco, ho chiamato personalmente G. V. e l’ho invitato a casa mia fuori Roma per farmi raccontare cosa fosse realmente accaduto. Lui ha ammesso di essersi baciato con una ragazzina. Mi ha parlato solo di un bacio e quando ho chiesto a Marta di raccontarmi i fatti anche lei ha confermato». Solo qualche bacio in macchina, niente di più, stando alla testimonianza dell’ex catechista e la promessa di non raccontare nulla ai genitori per scongiurare una reazione sconsiderata da parte del padre poliziotto della ragazza.
«Così ho informato subito il parroco di Santa Rita da Cascia, ormai deceduto da diversi anni, che mi ha consigliato di non dire nulla a nessuno per non allarmare sia la famiglia della ragazza sia la famiglia dell’imputato, padre di quattro figli».
Tutto cambia nel 2018, quando crolla il muro di omertà costruito intorno a questa vicenda. Questa volta è la madre a chiamare il responsabile dei catechisti ed è molto arrabbiata.
«Ho ricevuto una telefonata dalla mamma di Marta prosegue l’uomo nella testimonianza – che diceva di aver parlato con la figlia». Marta si sfoga e racconta tutto, descrivendo le violenze sessuali subite in anni di catechismo da parte di quell’uomo del quale lei si fidava ciecamente.
«Mia figlia è viva per miracolo si sfoga la donna in aula non ho idea di come abbia fatto a proseguire con la sua vita tenendosi tutto dentro. Ha subito le violenza da quando aveva 14 anni e dopo essere diventata maggiorenne ha deciso di sfogarsi. Una vergogna quello che è accaduto. All’interno della chiesa ci sono persone che fanno del bene, ma non tutte purtroppo. E poi c’è anche la morale. Non mi interessa se il parroco, all’epoca delle violenze, ha detto di tacere. Loro dovevano raccontare tutto e invece non l’hanno fatto».
(…) Nel capo d’imputazione si legge un particolare che rende ancora più torbida una storia già difficile da raccontare: l’imputato avrebbe costretto la ragazzina ad avere rapporti sessuali non protetti, per via delle sue convinzioni religiose.
- Federica Tourn – Pubblicato un rapporto sugli abusi nel nord Michigan
La procuratrice generale Dana Nessel ha pubblicato un rapporto sulle accuse di abusi avvenuti nella diocesi cattolica di Gaylord, nel nord del Michigan, Stati Uniti.
Il rapporto contiene 28 nomi, tra cui 26 sacerdoti e due diaconi, accusati di cattiva condotta sessuale dal 1° gennaio 1950. Secondo il rapporto, 18 di queste persone sono state ordinate o incardinate dalla diocesi di Gaylord.
Contiene descrizioni dettagliate delle accuse di abuso, compreso l’adescamento e l’abuso di autorità contro minori e adulti.
“La nostra promessa alle vittime era che ogni caso di abuso e aggressione sessuale sarebbe stato attentamente esaminato e che i risultati delle indagini sarebbero stati trasparenti”, ha affermato Nessel. “Voglio ringraziare in particolare i sopravvissuti che hanno condiviso le loro storie, a volte per la prima volta dopo decenni di silenzio. La loro disponibilità a farsi avanti ha contribuito a portare l’attenzione su una questione che ha colpito così tante persone nel nostro Stato e nel nostro Paese, in particolare i bambini. .”
Secondo Nessel, l’eventuale perseguimento di molti di questi casi non è possibile per i seguenti motivi:
•lo statuto delle limitazioni
•il prete accusato è morto
•se la condotta non violava la legge del Michigan
•se la persona che ha accusato un sacerdote di abusi sessuali non vuole perseguire accuse penali
Questo fa parte dell’indagine sugli abusi del clero di Nessel. Nell’ottobre 2018, le forze dell’ordine hanno eseguito mandati di perquisizione nelle sette diocesi dello Stato.
Il primo rapporto del procuratore generale sulla diocesi di Marquette è stato pubblicato nel 2022. Ad oggi, 11 sacerdoti sono stati accusati di aggressione da parte di Nessel, ma nessuno di questi casi riguardava sacerdoti della diocesi di Gaylord.
Fonte: CBS News
- Pierelisa Rizzo – Dieci anni di reclusione più le pene accessorie.
È questa la richiesta del pm Stefania Leonte nel processo che si celebra al tribunale di Enna contro Giuseppe Rugolo, il sacerdote accusato di violenza sessuale aggravata a danni di minori .
La richiesta è giunta dopo una requisitoria durata quasi sei ore nel corso della quale il pm Leonte ha ricostruito passo passo tutti le fasi processuali e le fonti di prova.
La pubblico ministero ha avuto parole dure contro il vescovo Rosario Gisana che, in una intercettazione agli atti del processo, parlando al telefono con Rugolo, ammette di avere insabbiato tutto. La Leonte ha parlato del sistema di copertura messo in atto anche dagli altri sacerdoti che sapevano ma non hanno fatto nulla.
“ Antonio, questo il nome della vittima, – ha detto il pm- comunque vada ha vinto contro tutti gi abusi subiti , ha squarciato il velo anche per le altre vittime e per tutti quelli che hanno subito in silenzio”, In aula anche le arringhe delle parti civili, l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica per la vittima, minorenne all’epoca dei fatti, dalla quale denuncia è scaturita l’inchiesta della Procura di Enna, l’avvocato Mario Caligiuri per Rete l’ Abuso, unica associazione italiana che si occupa di sopravvissuti alle violenze clericali, Irina Mendola per l’associazione Co.Tu.Le.Vi, Contro tutte le violenze e Giovanni Di Giovanni per i genitori della vittima. Prossima udienza il 13 febbraio con gli avvocati dei responsabili civili e dell’imputato. La sentenza è prevista il 5 marzo.
- Federico Tulli – Violenza plurima
Nell’ambito della nostra ricerca permanente sulle violenze di matrice ecclesiastica torniamo a occuparci delle sue conseguenze sulle vittime, siano esse bambini o donne, con la psichiatra e psicoterapeuta Irene Calesini.
“Ogni tipo di violenza, che sia fisica, sessuale, psicologica, tramite il Web, ecc, ha sempre conseguenze sulla sfera psichica, mentale, oltre che fisica. Si va da malattie psicosomatiche, al disturbo post traumatico da stress, a disturbi di ansia, a varie forme di depressione; in alcuni casi ci possono essere anche viraggi verso aspetti francamente psicotici, in genere acuti, e/o dissociativi. Non sono rari i tentati suicidi o i suicidi. La violenza psicologica ha la caratteristica di protrarsi nel tempo, è subdola; si esplicita con atteggiamenti, frasi, oppure silenzi, volti a sminuire l’altra, a intimidirla, a disconfermare le sue azioni, parole, pensieri; con minacce di aggressione o di abbandono. La donna o il bambino vittima esperisce un senso di allarme e di essere costantemente sottoposta a giudizio”.
Spesso il violentatore non è uno sconosciuto.
“Qui c’è il discorso della fiducia che viene tradita: se qualcuno che tu riconosci come autorità morale – in questo contesto è opportuno parlare di morale – un tuo superiore, un maestro, una persona per te degna di stima e fiducia, ti usa violenza, questa diventa ancora più grave. E lo è tanto che nel nostro codice penale il reato di maltrattamento in famiglia è perseguibile di ufficio, perché viene ritenuto ancora più grave subire violenza da qualcuno con cui è in atto una relazione che implica fiducia. L’Unicef nel 2000 ha dichiarato che «la violenza intra-familiare è una delle negazioni più perniciose dei diritti umani, in quanto è perpetrata non da persone sconosciute, ma da persone di cui ci si fida”.
Il magistrato Pietro Forno nel caso della pedofilia dei preti ha parlato di violenza simile a un rapporto incestuoso. “Forse, osserva in conclusione Calesini – se pensiamo alle suore, nelle comunità religiose anche i loro rapporti di convivenza, per vicinanza e consuetudine, si possono considerare familiari. Queste donne sono spesso inoltre in condizioni di dipendenza economica. E questa è una storia che si ripete in tutta la società cosa che ancora di più ci fa dire quanto sia sistemica e trasversale la violenza contro le donne”.
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