È sacerdote, scrittore, al servizio della Santa Sede per la formazione del clero delle giovani chiese, fidei donum cioè mandato in missione, insegnante di morale in diversi Paesi africani. Ora, a 78 anni, don Valentino Salvoldi, originario di Ponte Nossa e una vita in Africa, è al centro di un esposto — così scrive il «Domani» — presentato in Procura a Bergamo dalla «Rete l’Abuso, sopravvissuti agli abusi del clero» e di una segnalazione alla diocesi di Bergamo. L’articolo riporta le testimonianze di due uomini all’epoca minorenni che raccontano di baci e carezze, negli anni ‘90, ai campi scuola.
Don Salvoldi risponde dall’Etiopia, dove continua ad occuparsi di formazione del clero. «So tutto», anticipa non appena gli si accenna alla notizia che circola in Italia. Tra citazioni e maestri ispiratori, non è semplice sintetizzare il suo pensiero. E sa bene quanto l’argomento sia scivoloso: «Oggi se fai una carezza ad un bambino sei giudicato un pedofilo». I baci? «Erano baci e abbracci segni di tenerezza e pace, dell’amore per Dio. Era una pedagogia liberatoria, insegnavo a non essere concentrati sulla genitalità ma ad essere aperti alla tenerezza come gesto d’amore». Parla di baci «sulla guancia e abbracci al termine della messa in chiesa, dicevo: “Fatelo davanti al Signore”. Erano 30 anni fa». Mentre don Salvoldi è in Etiopia, del suo caso si stanno occupando gli avvocati di Milano Piergiorgio Weiss e Matteo Pozzi: «Stiamo lavorando per fornire tutti i chiarimenti e confidiamo che la vicenda possa trovare una rapida soluzione».
Mentre allo stato non è dato sapere — e nemmeno i difensori sanno — dell’esposto in Procura, una nota della Curia di Bergamo precisa che «in merito ad alcune notizie di stampa relative ad un anziano sacerdote del clero di questa diocesi per presunti fatti risalenti agli anni ‘90, si è già provveduto per quanto di competenza ad attivare le procedure previste dal diritto canonico, fermo restando il rispetto del lavoro della magistratura nel comune intento del giusto accertamento della verità». Più in generale, la stessa nota puntualizza che «la diocesi di Bergamo riafferma il suo impegno nella tutela e protezione dei minori e degli adulti vulnerabili anche attraverso la disponibilità all’accoglienza da parte del Centro di Ascolto del Servizio Tutela Minori Diocesano. La piena dignità e inviolabilità di ciascuno sono valori e fondamenti mai negoziabili, e non si farà mai abbastanza per cercare di custodirli e proteggerli».
Al «Domani» uno dei due testimoni, che anni dopo ha deciso di farsi avanti e contattare una cinquantina di partecipanti a quei campi, racconta: «Valentino aveva creato una realtà alternativa (…), ti invitava a esplorare il tuo corpo». E l’altro: «Aveva 35 anni più di me e quando mi baciava era sgradevole, ma lo accettavo come parte dell’esperienza speciale che lui proponeva». Riferisce anche che «ti spingeva a lasciare la ragazza, ti portava a rompere con gli amici» e di aver pensato al suicidio. Sul suo sito don Salvoldi racconta di aver studiato 25 anni e di aver insegnato filosofia e teologia morale per altri 25. Tiene a fare leggere la lettera di un sacerdote africano che nel 1997, a 17 anni, partecipò a uno dei campi scuola a Rota Imagna, prima di scegliere la strada religiosa. Lui parla di affetto espresso «attraverso gli abbracci o altri gesti» e di «un’esperienza di straordinaria fraternità».
https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/23_dicembre_29/bergamo-le-accuse-al-prete-filosofo-ci-baciava-lui-con-quei-ragazzini-solo-segni-di-tenerezza-98637ded-1142-4075-98c4-1b8a88e26xlk.shtml
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