di Federico Tullli – Anche oggi proseguiamo nella nostra ricerca sulle radici ideologiche della pedofilia, un crimine che in Occidente si consuma da 2500 anni sotto la copertura culturale che comincia con Platone, Socrate e Aristotele e prosegue nel mondo romano prima e quello a tradizione cristiana e cattolica poi fino ai nostri giorni.
Disse lo psichiatra Massimo Fagioli durante un dibattito pubblico nel 2010: “Una madre deve essere consapevole che il figlio ha nascita e identità. Non è identità adulta, non ha la parola, non cammina, però è un’identità. Quella del bambino è una identità di pensiero. Mentre nella cultura millenaria il bambino al massimo è considerato un animale. Con il conseguente, terribile, battesimo dei cattolici. Come se il neonato fosse una bestia che soltanto loro rendono umano”.
È questa la violenza invisibile che nega la realtà umana del bambino che sta alla base di quella cultura che ancora oggi giustifica e quindi legittima la pedofilia.
Riguardo gli «stupratores puerorum», il Cristianesimo segna una cesura radicale nella cultura romana molto ben raccontata da Eva Cantarella nei suoi libri, ma solo perché per la dottrina dei cristiani l’unico rapporto secondo natura è quello che porta alla procreazione. L’aver avuto dei rapporti “con” bambini o poco meno che adolescenti non deve essere stato però così tanto esecrabile nemmeno per i cattolici della prima ora poiché non impediva di diventare Papa. Lo stanno a testimoniare i diciassette pontefici pedofili (tra cui pure qualche santo) che si contano tra il 336, con san Damaso, e il 1555 con Giulio III di cui abbiamo parlato in una delle precedenti puntate.
Del resto la sanzione stabilita nel Concilio di Elvira del 305, cui vanno incontro gli «stupratores puerorum», consiste nel divieto perpetuo di fare la comunione. Una sanzione già blanda di per sé che non facciamo fatica a immaginare raramente applicata. Perché? Ma perché l’essere umano è peccatore per natura. Quindi ogni violenza che subisce è considerata un’espiazione.
A chi chiedeva: «Perché Iddio permette la morte degli innocenti?» Bartolomeo Spina, maestro del Sacro Palazzo, nel 1523 rispondeva: “Dio opera con giustizia. Perché se essi non muoiono a causa dei peccati commessi, muoiono pur sempre perché colpevoli del peccato originale”.
Se alla parola “morte” sostituiamo “stupro” (idea niente affatto peregrina stante il livello di distruzione psichica che subisce un bimbo o una bimba violentata), l’equazione è risolta. La pedofilia è un omicidio psichico ha detto la pediatra e psicoterapeuta della scuola di psicoterapia Bios e Psiche Maria Gabriella Gatti.
Con l’idea di peccato originale ogni omicidio, ogni violenza trova nella cultura che propala questa idea di peccato originale, una sua giustificazione. E ogni omicida e violentatore, trova riparo.
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