Il 3 ottobre scorso, sulla pagina Facebook del blog “Silere non possum”, un post recitava testualmente quanto segue, in riferimento al report sulle omissioni al motu proprio della CEI elaborato da Rete L’Abuso, :
Non avendo alcun interesse a entrare nel merito dell’affermazione, Rete l’Abuso, associazione italiana che dal 2010 opera in rappresentanza e a sostegno delle vittime della pedofilia clericale, non può esimersi in questa sede da un commento politico sulla triste espressione utilizzata da “Silere non possum” che offende nella dignità una fascia debole, di entità non irrilevante nel nostro Paese e a oggi discriminata, in attesa di una giustizia che ovunque viene ottenuta, tranne che nella nostra penisola, dove il problema, che pure ha radici antiche e costituisce una grave realtà, pare invisibile, persino inesistente.
L’associazione intende rimarcare come le espressioni utilizzate dal blog (peraltro non nuovo all’uso di offendere pubblicamente anche giornalisti professionisti, per controbattere a posizioni differenti) esprimano, secondo lo schema più classico della rivittimizzazione in ambito clericale, l’intento di far tacere, screditandolo, chi è già vittima di un abuso.
L’Ufficio di Presidenza della Rete L’ABUSO
Il report delle vittime italiane sulla Conferenza Episcopale e le sue omissioni al Motu proprio
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