“Caro Giuseppe per te ci sono tutti i presupposti per diventare Santo”. Così il vescovo di Piazza Armerina, Rosario GIsana, registrato all’insaputa, si rivolgeva a Giuseppe Rugolo il sacerdote accusato di violenza sessuale su minori.
Alcune tranche di quella registrazione, fatta proprio da Rugolo dopo che era stato spostato a Ferrara e allontanato da Enna, sono state ascoltate ieri nell’aula del tribunale dove è in corso il processo.
Un’udienza anche questa lunghissima, iniziata poco prima di mezzogiorno e conclusasi a notte fonda, intorno alle 23,30 con il controesame del presidente del collegio giudicante, Francesco Pitarresi. Rugolo ha continuato a professarsi innocente e si è difeso dicendo che, le migliaia di frame e fotografie a sfondo sessuale, che ritraggono anche giovanissimi, archiviate nel suo computer, sarebbero state frutto di una sorta di test, a cui autonomamente si sarebbe voluto sottoporre, per provare a capire a se stesso anche se ammette, che alcune erano frutto di una “caduta”.
“Le pagine si aprivano da sole e anche quando provavo a chiuderle non ci riuscivo”. Prolisso e lunghissimo nelle risposte ha risposto prima alle domande della parte civile, della difesa e al quelle del Pm Stefania Leonte e del presidente Pitarresi nel controesame che più volte, durante l’udienza, ha sottolineato all’imputato che stava eludendo le domande.
Tra le parti di quella registrazione fatta da Rugolo a Gisana, in aula, è stato fatto ascoltare anche un altro pezzo nel quale il vescovo avrebbe detto a Rugolo che nella diocesi c’era un altro sacerdote “che ha fatto cose molto peggiori delle tue, ma non viene fuori. Nessuno lo denuncia e, certo, non posso farla uscire io. Invece tu, un giovane di 38 anni stai passando tutto questo” .
Rugolo, nel corso di questa conversazione invita più volte il vescovo a raccontare la sua vicenda personale, facendo intendere che tra le due vicende, quella che stava vivendo Rugolo e quella vissuta da Gisana ci sarebbero molti punti di contatto. L’udienza conferma il linguaggio volgare che Rugolo utilizzava nelle chat con ragazzi, frutto, a suo dire, solo di goliardia.
Per provare a chiarire come mai Rugolo avesse nel suo computer copia della denuncia ecclesiastica, presentata dalla vittima alla diocesi, il sacerdote ha spiegato di avere ricevuto tutte le carte dalla segretaria di Gisana.
Che il prete avesse accesso ad informazioni ed atti è confermato dal fatto che, almeno un mese e mezzo prima che la vittima presentasse la denuncia alla Squadra Mobile di Enna, Rugolo aveva già nominato alla Procura di Enna ,un avvocato.
Pierelisa Rizzo
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