Giovedì 28 ottobre presso il Tribunale di Pavia, comincerà il processo a don Silverio Mura, accusato di aver utilizzato un nome fasullo per trovare ospitalità presso una congregazione nel pavese.
Il sacerdote, accusato di pedofilia da più persone nel napoletano, era irrintracciabile da circa un decennio, dopo che la Rete L’ABUSO lo denunciò per presunte violenze sessuali ai danni di un suo assistito, Arturo Borrelli e, per la sua inopportuna presenza come insegnante di religione, presso la scuola alberghiera di Cicciano.
È solo nel marzo del 2018, dopo la morte della madre, che si scopre che don Silverio Mura da Napoli, è diventato don Saverio Aversano (cognome della defunta madre), e fa il parroco a Montù Beccaria, un piccolo comune del pavese dove anche li insegna religione ai più piccoli, come quando molestò Borrelli.
Ben protetto dal Cardinale Crescenzio Sepe e dai suoi confratelli, i quali – da quanto appreso nelle indagini preliminari effettuate dalla Rete L’ABUSO, successivamente trasmesse in atti alla Procura della Repubblica di Pavia che rinvia a giudizio nel processo che inizierà giovedì – provvedevano puntualmente (in complicità) a recapitare la posta indirizzata al Mura e ricevuta a Napoli, nel pavese, al falso nome che il Mura utilizzava per nascondersi.
Nell’udienza di giovedì 28, citati come testimoni don Simone Baggio, all’epoca parroco di Montù Beccaria dove il Mura era ospitato.
Don Egidio Pittiglio, Superiore generale della congregazione dei Missionari della Divina Redenzione.
Francesco Zanardi, presidente della Rete L’ABUSO e promotore della querela, che sottoscrisse unitamente alla presunta vittima Arturo Borrelli, la denuncia oggi oggetto del procedimento.
L’udienza è fissata per le ore 10,20 presso il Tribunale di Pavia
Redazione
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.