L’espressione “affamata d’affetto” contenuta nel titolo dell’articolo pubblicato il 7 ottobre scorso sul Vs. giornale e riferita ad Eva Sacconago è ambigua e volgare.
Eva Sacconago è stata violentata da suor Farè e Farè Mariangela è in carcere!
Eva, purtroppo per Lei, conobbe suor FARE’ quando aveva 14 anni e frequentava l’Oratorio di Sant’Edoardo, la sua seconda casa: “entra in quegli anni nella vita di Eva”; la modalità del suo approccio – si legge nella sentenza d’appello – “è dapprima discreta; poi si fa, ‘in crescendo’, invasiva per qualità e quantità delle comunicazioni. Si tratta di una modalità avvolgente, ambigua e ’perversa’ per i seguenti motivi: dichiarando ad Eva il beneficio psicologico che essa stessa trae dalla sua presenza, la fa sentire ‘importante’, in una dinamica di ‘inversione’ delle posizioni; si pone ad Eva, reiteratamente, con l’alternanza confusiva dei significanti simbolici dell’’amicizia’ e della ‘maternità’; introduce, insieme al registro della tenerezza e dell’intimità anche fisica, il registro trascendente del religioso”.
Insomma, una suora che si fa amica e madre (che si eleva addirittura a madonna) pur di soddisfare la sua concupiscenza. La vicenda processuale non ha potuto affrontare e approfondire quegli anni di vita di Eva perché quei “fatti in danno di Eva minorenne erano prescritti”.
Nessun Tribunale ha quindi potuto rispondere ad una semplice domanda, che noi comunque abbiamo rivolto ripetutamente: come è possibile che il rapporto tra una “madre” che fa sesso con la figlia e la violenta possa trasformarsi in amore? Provate a pensare di avere una figlia adolescente. Pensante ad un soggetto che con modalità avvolgente, ambigue e perversa induca vostra figlia adolescente al sesso. Ora, pensate che quel soggetto siete Voi, madre o padre. Le conseguenze, immaginatevele!
Perché di questo si tratta. Dunque, la risposta alla domanda è semplice: non è possibile che esista l’amore!
La storia di Eva ha un senso se si parte da qui. Per uscire da questo incubo, Eva ha subito atti persecutori (lo stalking, infatti, è stato riconosciuto in appello, insieme alla conferma del danno mai risarcimento dalla condannata) e si è disperatamente aggrappata ad un soggetto al quale ha rivolto il suo affetto. Affetto non sesso (perché non c’è un solo elemento nelle migliaia di carte processuali che induca a dire il contrario; guai a chi dice il contrario)!
Purtroppo, questo soggetto per Eva non è stato né uomo né prete.
Intanto, fuori c’era un popolo, il suo popolo, quello che cristianamente la doveva capire e sorreggere, invece, l’ha giudicata senza conoscere e, insieme ai malvagi protagonisti di questa vicenda, ha “ucciso” la sua mente.
Questo è il senso che i genitori di Eva hanno voluto dare alla breve vita della figlia che hanno amato e continueranno ad amare ogni istante della loro esistenza.
I diari di Eva, processo suor Mariangela Farè – Contiene i 3 servizi video integrali
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