Condanna invariata a 14 anni e 10 mesi per l’ex guru del Forteto, la comunità di affidi di minori vicina a Firenze: i giudici spiegano perché non hanno praticato sconti di pena
Reati troppo gravi per concedere qualunque sconto di pena. È questa in sintesi la motivazione con cui la Corte di Cassazione ha legittimato la pena di 14 anni e 10 mesi inflitta a Rodolfo Fiesoli, l’ex “guru” della comunità del Forteto di Vicchio, nel Mugello. Fiesoli, si legge nel verdetto di 48 pagine depositato oggi, giovedì 25 giugno, non avrebbe mai mostrato “resipiscenza” né pentimento per le azioni commesse dagli anni Settanta al 2010, a danno di ragazzini e adolescenti in condizioni di disagio affidati alla struttura. Questo il motivo per cui gli ermellini, con decisione dello scorso 6 novembre, hanno confermato la condanna per violenza sessuale di gruppo e altri reati emessa dalla corte d’appello di Firenze il 26 ottobre 2018.
Una pena rimasta invariata per via della “lunga durata dei maltrattamenti – si legge nelle motivazioni – e della pluralità delle condotte illecite di soggezione psicologica e morale perpetrate dal Fiesoli che, per la sua posizione di ‘capo spirituale’ della comunità, ha dettato le regole comportamentali”. “Inducendo – proseguono i supremi giudici– gli altri membri adulti della stessa ad uniformarvisi, pena l’allontanamento, e a concorrere con lui nella consumazione di tali delitti”.
Violenze e abusi nella comunità del Forteto, in altre parole, “erano logica conseguenza della messa in pratica delle teorie predicate” da Fiesoli, continuano i magistrati della IV sezione penale della Cassazione. “Nel dichiarare l’infondatezza delle impugnazioni degli imputati – si legge ancora – la Suprema Corte ha richiamato la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito da cui risulta che l’episodio di violenza sessuale (nei confronti di una delle vittime, ndr) è “ampiamente provato”. Violenze “sostenute dalla condotta abusiva ed induttiva dell’agente”, e conseguenza diretta della “dottrina” predicata dal guru.
Nei giorni scorsi, sul caso Forteto era stata sentita in commissione parlamentare d’inchiesta il sostituto procuratore di Firenze Ornella Galeotti, che ha seguito in veste di pubblico ministero il processo a Fiesoli iniziato nel 2013, su fatti di oltre trent’anni prima. “In Toscana – ha detto in un passaggio della sua audizione – per 30 anni si è assistito a una sospensione di tutte le regole e le leggi sul tema” dell’affidamento dei minori. Una vicenda cominciata nel 1975, quando Fiesoli fondò la comunità che negli anni seguenti accolse decine di bambini con disagio fisico e psichico. Vittime, secondo quanto accertato nei decenni successivi dai tribunali, di abusi e violenze di ogni genere, portate avanti da Fiesoli e da altri membri del gruppo, tra cui Daniela Tardani (condannata a 6 anni e 4 mesi di reclusione). All’interno della comunità vigeva una severa disciplina di separazione dei sessi, i rapporti omosessuali erano promossi mentre i legami affettivi e familiari osteggiati in ogni modo.
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