PRIEST ADVISOR INDICA I LUOGHIIN CUI E’ POSSIBILE INCONTRARE RELIGIOSI DENUNCIATI O INDAGATI PER MOLESTIE. MA NON SI RISCHIA DI ALIMENTARE COSI’ SEMPLICI “VOCI”? QUELLI DI LA RETE L’ABUSO DICONO DI NO
Di Andrea Gualtieri per “Il venerdì della Repubblica”
ARRIVARE in un paese o in una città, attivare la geolocalizzazione dello smartphone. E trovarsi davanti, invece di musei e ristoranti consigliati, i luoghi nei quali c’è il rischio di imbattersi in un prete pedofilo.
L’archivio e la mappa dei casi di cronaca meticolosamente organizzai negli anni sul sito web della Rete L’ABUSO, potrebbe ora diventare un’app grazie e una raccolta fondi.
“Abbiamo bisogno di 12.800 euro” afferma Francesco Zanardi , fondatore dell’associazione che riunisce vittime dei reati sessuali commessi dai religiosi.
Ma serve davvero uno strumento simile ?
“La prevenzione in queste vicende è fondamentale”, rivendicano i promotori della Rete. Assicurano di avere 900 attivisti, in gran parte ex assistiti della Rete, che indicano le chiese, conventi e persino comunità di recupero nelle quali hanno trovato rifugio o copertura i protagonisti degli scandali ecclesiastici.
Tutti finiranno nella app Priest Advisor, anche se non si può avere certezza che il prete in questione si trovi ancora li, né soprattutto che le denunce o le relative omissioni riferite al suo caso siano fondate. “Abbiamo centinaia di segnalazioni ma non tutte vengono pubblicate, aspettiamo sempre che ci siano riscontri” garantisce Zanardi. “E’ vero che si fa fatica poi a seguire ogni iter processuale, ma in genere quando arriva un proscioglimento gli avvocati dell’indagato non tardano a contattarci”.
La Rete L’ABUSO ha classificato le diocesi con una scala di colori; si va dal nero di quelle che ospitano sacerdoti indagati all’estero, al giallo di quelle in cui ci sono casi in attesa di giudizio o dei quali si sono perse le tracce. I vescovi italiani, in realtà, dopo il vertice mondiale convocato un anno fa da papa Francesco hanno ricevuto nuove linee che impongono di denunciare i casi sospetti ai magistrati.
Ma per Zanardi “si fa ancora poco per impedire che i preti pedofili commettano altri abusi”.
E allora capiterà, forse, di veder apparire sul cellulare una notifica più inquietante del solito.
Da “Il venerdì” Andrea Gualtieri – Repubblica del 20 marzo 2020