di Mary Liguori
Hanno chiesto, associandosi alla Procura, la condanna di don Michele Barone, del poliziotto Luigi Schettino e dei genitori della vittima minorenne le parti civili costituite al processo per gli abusi spacciati per esorcismi al tempio di Casapesenna.
È ai titoli di coda il processo all’ex sacerdote (la Santa Sede lo ha ridotto allo stato laico) che si sta dibattendo al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. I legali che rappresentano le parti offese sono gli avvocati Rossella Calabritto, Claudia Sorrenti, il curatore degli interessi della minorenne, Rosario Cristiano, e l’avvocato Daniele Ferrandino che ha recente sostituito uno degli avvocati che rappresentava una delle ragazze che hanno accusato il prete di violenza sessuale.
L’avvocato Calabritto si è soffermato sull’aspetto «fede» e sul ruolo che essa ha giocato sulle vittime, molte delle quali hanno affermato di non aver avuto il coraggio di abbandonare il gruppo di preghiera di Barone perché temevano «punizioni celesti». È stata, nel tempo, questa la vera forza di Barone: l’assoluta fiducia che i suoi adepti nutrono nei suoi confronti. Molti di loro, ancora oggi, lo considerano un santo e il processo non ha scalfito le loro convinzioni. Non c’è stata un’udienza, d’altro canto, in cui è stato lasciato solo. L’ex prete rischia 22 anni di carcere.
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