L’ex tesoriere del Vaticano è stato condannato a 6 anni di reclusione per violenza sessuale contro due bambini. Il premier australiano priva il cardinale dell’onoreficenza. Il prelato continua a dichiararsi innocente
CANBERRA – Il cardinale australiano 78enne George Pell resta in carcere. È stato respinto il suo ricorso in appello contro la sentenza emessa lo scorso dicembre, al termine del processo di primo grado per abusi sessuali su minori. L’ex tesoriere del Vaticano dallo scorso marzo sta scontando in carcere la condanna a sei anni di detenzione, di cui almeno tre anni e 8 mesi da trascorrere dietro le sbarre prima di poter chiedere un’eventuale libertà condizionale.
L’ex ministro dell’Economia del Vaticano, è stato riportato in prigione e, come ha annunciato la giudice Anne Ferguson: “Continuerà a scontare la sua pena di sei anni di carcere”. Pell potrà presentare un ulteriore ultimo ricorso presso l’Alta Corte australiana, il massimo organo giudiziario del Paese.
Tramite il suo portavoce arrivano i primi commenti: “Il cardinale Pell è ovviamente deluso per la decisione di oggi”. “Continua a dichiararsi innocente”, e ringrazia “i suoi numerosi sostenitori”.
Pell è il più alto prelato della Chiesa cattolica mai condannato per abusi sessuali su minori e il verdetto, dopo oltre due mesi di deliberazione da parte dei giudici, è stato pronunciato in tribunale affollato da vittime di abusi, attivisti, avvocati e giornalista.
Il premier australiano priva il cardinale dell’onoreficenza
Dopo che la Corte d’appello ha confermato la condanna per pedofilia contro l’alto prelato, il primo ministro australiano Scott Morrison ha dichiarato che il cardinale George Pell sarà privato del titolo onorifico dell’Ordine dell’Australia.
Si tratta del più elevato titolo onorifico del Paese. E’ un ordine di cavalleria creato da Elisabetta II nel 1975 allo scopo di riconoscere a cittadini australiani o altre persone risultati o servizi meritori.
I fatti contestati a Pell
Il cardinale è stato condannato lo scorso dicembre per 5 capi di imputazioneper aver violentato due coristi di 12 e 13 anni nella cattedrale St. Patrick, a Melbourne, nel 1996 e nel 1997 di cui era arcivescovo metropolitano dopo esserne stato per 10 anni vescovo ausiliario. Era stato nominato cardinale il 21 ottobre del 2003 da Giovanni Paolo II e nell’aprile del 2014 era stato scelto da Papa Francesco come prefetto della neocostituita Segreteria per l’economia vaticana.
Dopo due anni di indagini, nel giugno del 2017, il porporato è stato incriminato in Australia “per reati storici di violenza sessuale”. Nel febbraio del 2019 il Vaticano ha comunicato di aver proibito a Pell “l’esercizio pubblico del ministero” e “il contatto in qualsiasi modo e forma con minorenni”. Gli avvocati di Pell avevano basato il ricorso sul fatto che la condanna era arrivata solo sulla base della testimonianza a porte chiuse di una sola delle due vittime, l’unico sopravvissuto. Lunedì il padre della seconda vittime di Pell, morto di overdose nel 2014, aveva auspicato il prevalere della giustizia.
https://www.repubblica.it/esteri/2019/08/21/news/pedofilia_respinto_ricorso_appello_pell-234012468/?fbclid=IwAR2bKmNiKfL1fM32pfRSCyHP3n6UEuB0H608oZPWwa-LHNTIxvjxjFyw9fk
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