Testo denuncia pubblicato dal Corriere della Sera. “Garantiti soprattutto i diritti degli accusati, così condanne quasi impossibili”
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Ratzinger rompe il silenzio. Negli anni ’80 del Novecento, sulla pedofilia “dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati. E questo fino al punto di escludere di fatto una condanna. Il loro diritto alla difesa venne talmente esteso che le condanne divennero quasi impossibili”. È l’atto di accusa contro il “garantismo” nella Chiesa da parte del papa emerito Benedetto XVI nel documento “Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali”, di cui dà notizia il Corriere della Sera. Un’analisi approfondita e impietosa su come è nato e si è diffuso questo crimine anche nel mondo ecclesiastico. Ratzinger ha deciso di pubblicare lo scritto, in 18 pagine, sul periodico tedesco Klerusblatt dopo “contatti” con il segretario di Stato, Pietro Parolin, e con lo stesso Papa Francesco.
Benedetto parla di un “collasso morale”, che fa risalire alla “fisionomia della Rivoluzione del 1968”:
“Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile. Mi sono sempre chiesto come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato clericale furono una conseguenza di tutti questi processi”.
Fu nello stesso periodo, a suo avviso, che cominciò “un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società”. Si tratta di un processo proseguito negli anni ’70 e ’80, quando la pedofilia è diventata “una questione scottante”. E “la Santa Sede sapeva di questi problemi”, sebbene non in dettaglio.
La questione della pedofilia è, per quanto ricordi, divenuta scottante solo nella seconda metà degli anni’80. Negli Stati Uniti nel frattempo era già cresciuta, divenendo un problema pubblico. Così i vescovi chiesero aiuto a Roma perché il diritto canonico, così come fissato nel Nuovo Codice, non appariva sufficiente per adottare le misure necessarie. In un primo momento Roma e i canonisti romani ebbero delle difficoltà con questa richiesta; a loro avviso, per ottenere purificazione e chiarimento sarebbe dovuta bastare la sospensione temporanea dal ministero sacerdotale. Questo non poteva essere accettato dai vescovi americani perché in questo modo i sacerdoti restavano al servizio del vescovo venendo così ritenuti come figure direttamente a lui legate. Un rinnovamento e un approfondimento del diritto penale, intenzionalmente costruito m modo blando nel Nuovo Codice, poté farsi strada solo lentamente.
Il papa emerito spiega che Giovanni Paolo II operò per arginare quella che ha ritenuto una deriva pericolosa. Conclude ringraziando il suo successore, Francesco, “per tutto quello che fa”.
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