Dal 14 gennaio al 1 febbraio 2019, presso la sede dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, l’Onu interroga alcuni stati sulla Convenzione sui diritti del fanciullo: in prima fila, per complicità con la chiesa cattolica sulla pedofilia, l’Italia… che fa scena muta
Com’è ormai noto, a differenza dei pedofili laici, i preti pedofili dispongono della protezione di un’organizzazione che li tutela e, grazie alla cultura del silenzio, permette loro di reiterare il numero degli abusi. Per la Chiesa, infatti, la pedofilia non è un crimine contro la persona ma un peccato contro il Signore, ne consegue che la “pena” inflitta ai pedofili consiste nel chiedere perdono e recitare un certo numero di preghiere.
L’organo ecclesiastico che ha il compito di trattare questi casi è la Congregazione per la Dottrina della Fede il suo Prefetto in carica, Luis Francisco Ladaria Ferrer, già segretario della C.d.F. ai tempi cui il Prefetto era il cardinale Joseph Ratzinger, anch’esso indagato in Texas nel 2004 per insabbiamenti e salvato dall’immunità.
Ladaria infatti vanta una notevole recidiva nell’insabbiare e proteggere i preti pedofili, tra cui don Giovanni Trotta sul quale Ladaria ordinò il silenzio “per evitare scandalo tra i fedeli”. Così l’orco violentò indisturbato molti altri bambini.
Ma alla corte di Bergoglio non troviamo solo Ladaria, bensì anche diversi suoi colleghi di altissimo rango come il cardinale Georg Pell, già condannato per abusi in Australia, il cardinale Domenico Calcagno, protettore del prete pedofilo Nello Giraudo, l’arcivescovo Mario Delpini e il collega Pierantonio Tremolada eletti proprio da Bergoglio e ancora, il vescovo Diego Coletti e il collega Angelo Comastri, insabbiatori degli abusi sui chierichetti del papa, ecc… la lista è lunga.
Lo stesso Bergoglio incassa accuse da un polo all’altro del pianeta, ma i giornali italiani non ne parlano e il cosiddetto “papa della trasparenza” si chiude nel silenzio sfatando il mito prettamente mediatico della tanto strombazzata tolleranza zero. Che non c’è ma stata.
La nostra carta stampata si limita timidamente a riportare qualche caso a livello locale senza mai produrre inchieste giornalistiche che documentino la reale spaventosa portata nazionale del fenomeno.
Notiamo invece nei vari stati come l’Australia, il Cile, gli Usa, l’Irlanda e via dicendo una presa di posizione forte dei governi e delle istituzioni, e di conseguenza dell’opinione pubblica, di fronte agli scandali.
Viceversa, in Italia possiamo raccontare il triste primato di come le massime cariche pubbliche abbano tradito i cittadini per favorire la Chiesa tutelando i preti pedofili.
Ricordiamo per esempio un tristissimo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel 2010, quando lo scandalo arrivò in Europa, anziché chiedere al Governo interenti in favore delle vittime, consolava Joseph Ratzinger per quello che a suo dire era “un inqualificabile attacco alla chiesa e al papa”. E l’allora ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano che, a seguito di un’intervista rilasciata dall’allora procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno, nella quale accusava anche la chiesa italiana di attuare coperture sistematiche per insabbiare gli abusi….. il signor ministro invece di avviare un’indagine, mandò gli ispettori nell’ufficio del procuratore Forno (sic!!).
Oggi, la situazione è ulteriormente peggiorata. Vediamo infatti latitanti alle richieste di legalità la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’interno, il Ministro della Giustizia, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tutti soggetti che, sebbene ampiamente informati sulla pedofilia clericale da un’interrogazione parlamentare voluta dalla Rete L’Abuso e depositata dal deputato Matteo Mantero il 27 nov. 2017, è rimasta inevasa e censurata da tutti i giornali nazionali, tranne il settimanale Left e qualche altra testata locale.
Raggiunti da una diffida (anche questa regolarmente censurata dalla stampa italiana) presentata dall’avvocato della Rete L’Abuso, Mario Caligiuri, al Presidente della Repubblica, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Presidenza della 12° Commissione Affari Sociali: tutti latitanti!
Il 5 giugno 2018, il Comitato ONU per la Tutela del Fanciullo ha dato notizia di avere avviato un’indagine per favoreggiamento alla pedofilia nei confronti dell’Italia la quale sta permettendo alla Santa Sede di commettere sul suolo italiano le stesse violazioni contestate.
Notizia anche questa come al solito, taciuta dalla stampa italiana. Ne consegue che le scelte criminali dei vari governi italiani hanno prodotto un ambiente ideale per i pedofili clericali. Tra queste, l’introduzione truffaldina del sedicente certificato antipedofilia che per sollevare il clero dall’esibizione del certificato stesso, paradossalmente indica ai pedofili il terreno di cassia, primo fra tutti il volontariato, da sempre quello più a rischio, che è stato esentato stante che il clero appartiene proprio a questa categoria!
Altra grave omissione del Governo italiano è l’applicazione della Convenzione di Lanzarote che viene massicciamente violata a svantaggio della vittima e a vantaggio del sacerdote abusante.
Per non parlare di consultori per le vittime di violenza sessuale introdotti dalle norme europee che avrebbero dovuto essere gestiti dalla sanità nazionale, e che invece non sono mai stati realizzati proprio per evitare che in Italia si potesse registrare e quantificare il fenomeno.
Sempre le norme europee prevedevano che in Italia venisse creato un database utile non solo fare prevenzione, ma anche a schedare gli abusanti seriali. Nel 2006 fu perfino istituito un fondo per realizzarlo ma del database nemmeno l’ombra… e i bambini continuano ad essere in balia degli orchi con la tonaca. Esiste, è vero, l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito il 25 luglio 2007, ma ad oggi non è mai stato in grado di fornire alcun dato utile. E, guarda caso, don Fortunato Di Noto, il prete che ha fondato e dirige un osservatorio mondiale sulla pedopornografia non ha mai segnalato un “collega” abusante.
In uno stato democratico la sovranità appartiene al popolo, ma come fa il popolo ad esercitarla riguardo ad un problema se la stampa non lo informa sul problema medesimo? E c’è dell’altro.
La direttiva del 1962 nota coma Crimen Sollicitationis, riconfermata nel 2002 da Ratzinger e Bertone, impone sui casi di abuso la gestione interna. Questo fa sì che la Chiesa può tranquillamente aggirare il problema dando all’opinione pubblica la falsa impressione di voler prendere provvedimenti. Ma dove mai siè detto che i crimini possano fruire di “gestioni interne” a questa o quella categoria? Se, ad esempio, un medico abusa sessualmente di un minore, non è che l’ordine dei medici istituisce un apposito tribunale interno per processarlo. Sui crimini la competenza appartiene esclusivamente alla magistratura del paese in cui il crimine è stato commesso. Punto e basta.
“Se Bergoglio – dice Francesco Zanardi fondatore e presidente della Rete L’Abuso – invece di pregare sempre più forte per non sentire le grida strazianti delle piccole vittime, denunciasse i suoi preti e i suoi vescovi alla magistratura, allora sì che avrebbe risolto il problema!”. Ma, a quanto pare, il nostro Stato ha anch’esso un’invisibile sottana da preti…
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