Per il tribunale dei minori di Napoli non hanno più diritti sulla figlia 14enne. Perché, di fronte ai suoi malesseri, nonostante una diagnosi medica, hanno deciso che doveva essere assistita da un esorcista e, con questa scelta, le hanno da un lato negato le terapie cliniche di cui necessitava, dall’altro hanno consentito che venisse sottoposta a rituali religiosi che i giudici di Santa Maria Capua Vetere hanno definito «pratiche da tortura medievale». E che, ancora, si sono tradotte in accuse di maltrattamenti, circostanze per le quali è in corso un processo che vede alla sbarra il sacerdote, un poliziotto e gli stessi genitori della ragazzina. Decade su decisione del tribunale presieduto da Maurizio Baruffo, la responsabilità genitoriale per il padre e la madre della 14enne al centro dello scandalo esorcismi e abusi a Casapesenna. Con la minore delle loro tre figlie, ha stabilito il tribunale, non potranno avere alcun tipo di rapporto. Negato anche il solo contatto telefonico. La misura cautelare della sospensione della responsabilità genitoriale fu disposta già dal Riesame che scarcerò i genitori della 14enne dopo l’arresto avvenuto nel febbraio scorso. I due finirono ai domiciliari insieme al commissario di polizia Luigi Schettino, poi a sua volta scarcerato, mentre per il prete fu deciso il carcere, misura tutt’ora in vigore.
Il tribunale dei minori, decretando la revoca della responsabilità genitoriale, attribuisce alla coppia di coniugi di San Marcellino responsabilità gravi nella gestione della figlia adolescente che inizialmente fu curata presso il Bambin Gesù di Roma, sottoposta a terapie farmacologiche e seguita da specialisti perché affetta da disturbo della conversione, depressione e atteggiamenti di autolesionismo. Dopo alcuni mesi, la famiglia decise che bisognava consultare anche un prete ritenendo che la ragazzina non migliorasse perché in preda a un maleficio. Da quel momento, la piccola fu affidata alle sole cure di don Michele Barone. Durante gli esorcismi, sempre secondo l’accusa, veniva picchiata e immobilizzata con l’utilizzo di un tutore e il prete la teneva ferma mettendole un piede sulla testa. Quasi sempre, stando a quanto sta emergendo nel corso del processo, ai rituali erano presenti i genitori che hanno accettato quelli che per i pm Alessandro Di Vico e Daniela Pannone erano maltrattamenti e non rituali di liberazione dal demonio. Alla luce di tutto ciò, evidentemente, il tribunale per i minori ha ritenuto inopportuno consentire la ripresa dei rapporti tra l’adolescente e i suoi genitori. Questi ultimi, peraltro, sono stati anche allontanati dalla loro primogenita. Si tratta della ragazza che per prima fece incontrare la ragazzina e il sacerdote e che poi, ritenendo le pratiche del don violente, denunciò tutto alla polizia. Secondo il prete, peraltro, tra le cause de malessere spirituale dell’adolescente c’era l’omosessualità di sua sorella maggiore. È quanto emerso sia in fase di indagini preliminari che durante il dibattimento a porte chiuse tutt’ora in corso, che vede imputati Michele Barone, i genitori della ragazzina e il poliziotto Luigi Schettino. Proprio al processo sono stati sentiti numerosi testimoni, tra i quali anche i parenti della famiglia coinvolta, che hanno confermato la violenza dei riti cui veniva sottoposta la piccola e non solo lei. Oltre che per i maltrattamenti sulla minore, il sacerdote è sotto processo anche per abusi sessuali su due ventenni. Il processo riprenderà a gennaio.
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