Si chiede che a indagare sulle presunte violenze sessuali perpetrate da uomini di Chiesa sia la giustizia ordinaria. E che non venga più lasciata alle autorità ecclesiastiche la possibilità di punire i colpevoli con un semplice trasferimento, come nel caso di Milano
di Maria Elena Capitanio
Si è parlato anche del caso Delpini all’incontro con la stampa estera organizzato ieri a Roma dall’associazione internazionale Eca, che ha la missione di estirpare gli abusi sessuali dalla Chiesa cattolica a livello globale, e in particolare quelli sui minori. L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, di cui La Verità si è già occupata, era stato chiamato in causa dalla madre di un giovane che, secondo l’accusa, nel 2011 (all’epoca quindicenne) avrebbe subito abusi sessuali da parte di don Mauro Galli, l’ex parroco di Rozzano che per questi reati è stato appena condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi. Secondo la madre del ragazzo, quella di Delpini è stata una “gestione maldestra”, poiché dopo aver appreso degli abusi del sacerdote, come misura cautelare ha disposto solo un semplice trasferimento nella pastorale di Legnano, lasciandolo dunque a contatto con altri giovani. Inoltre, sempre secondo la donna, papa Francesco, nonostante fosse “perfettamente a conoscenza della situazione”, ha scelto comunque di “nominare Delpini membro del sinodo dei giovani”.
Un fatto scottante, che si inserisce nel contesto di altri tre casi italiani, portati all’attenzione dell’opinione pubblica nella conferenza di ieri da parte di Francesco Zanardi, presidente dell’associazione Rete l’abuso, alla presenza in sala di numerose vittime. “Quattro casi in Italia, quattro casi di pedofilia “passati per le mani” del Vaticano che non sono stati grattati con la tolleranza zero promessa ma con negligenza”, ha spiegato Zanardi ai cronisti, quasi tutti stranieri (di testate italiane solo La Verità e un’agenzia di stampa). Gli altri tre casi, oltre a quello già citato di don Galli, riguardano il Preseminario vaticano Pio X, l’Istituto Provolo di Verona e quello di don Silverio Mura della diocesi di Napoli, tutti accomunati da quella che secondo le due associazioni è appunto una trascuratezza da parte della Chiesa nel gestire i presunti abusatori, che in ogni caso restano a contatto con altri ragazzi giovani, diversi dalle presunte vittime, ma pur sempre bambini o adolescenti.
Alla luce di ciò, Rete l’abuso, nella persona dell’avvocato Mario Caligiuri, presenterà alla Procura una denuncia contro il governo italiano, “per sollecitare l’emissione di misure cautelari da parte della giustizia ordinaria nel caso di presunti abusi sessuali perpetrati da uomini di Chiesa, la cui gestione è per ora demandata alla Chiesa stessa, generando le conseguenze che vedete”, ha spiegato Caligiuri. Perché “secondo la psichiatria il pedofilo è assimilabile alla figura del serial killer, l’abuso sessuale su un minore è paragonabile a un omicidio psichico con conseguente grave danno biologico”. E prosegue: “Andrebbero cambiati i Patti lateranensi”, cose che in effetti può avvenire solo con il procedimento aggravato previsto dall’articolo 138 della Costituzione.
“Nel 2017 il Parlamento si è interessato al problema degli abusi nella Chiesa con un’interrogazione voluta dal senatore pentastellato Matteo Mantero, ma non è ai arrivata la risposta dei ministri destinatari dell’atto”, inoltre “non è mai stata istituita una commissione d’inchiesta all’uopo nonostante la dimensione drammatica del problema”, ha concluso il legale.
Oggi nella capitale è previsto un sit in di vittime di abusi sessuali da parte dei preti, organizzato per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica del nostro Paese. Si terrà ai giardini di Castel Sant’Angelo, vicino al Vaticano, e lo promuove la già citata Eca (Enging clergy abuse).
“Abbiamo sentito belle e importanti parole da papa Francesco”, ha detto Mathias Katsch, presidente di Eca, “ma mancano le azioni”. La domanda che lo tormenta è “perché il Papa, se sta veramente affrontando la crisi degli abusi, non abbia invitato le vittime al vertice straordinario sulla pedofilia con i vescovi previsto a febbraio. Se non ci chiamerà, noi saremo comunque qui”.
Secondo Rete l’abuso, negli ultimi quindici anni i casi “mappati” in Italia di abusi commessi da preti sono circa 300: “In 150-170 casi si tratta di condanne definitive”, ha spiegato Francesco Zanardi, ma c’è ancora molto sommerso per esempio per quanto riguarda le suore”. Zanardi denuncia anche che, riguardo alle Linee guida sulla pedofilia della Cei, in Italia non c’è l’obbligo di denuncia alla magistratura da parte del clero.
In vista del prossimo Conclave e mentre i vescovi americani hanno la gatta dal pelare delle molestie sessuali del clero, un gruppo conservatore sostenuto da ricchi cattolici si impegna a spendere nel 2019 oltre un milione di dollari per schedare “ogni singolo membro del Collegio dei cardinali” ed esporre alla ferocia dell’opinione pubblica “quanti credibilmente accusati di scandali, abusi e insabbiamenti”. Il gruppo punta a pubblicare il Ret hat report su tutti e 124 gli elettori del Conclave entro l’aprile 2020 e successivamente estendere la schedatura a tutti i vescovi.
In questa atmosfera, proprio stasera su Movie Mag, in onda su Rai Movie, Wim Wenders parlerà dello stesso tema: “Quando ho interloquito con papa Francesco sugli scandali legati alla pedofilia nella curia, ho avvertito la sua rabbia e la sua frustrazione”, ha spiegato il regista. “Egli si è reso conto della difficoltà di condurre l’intero corpo della Chiesa verso la politica della “tolleranza zero”. Il maestro del cinema mondiale è autore del documentario Papa Francesco – Un uomo di parola.
(trascrizione da La Verità del 3 ottobre 2018)