Martedì 22 maggio 2018 processo don Mauro Galli quinta sezione penale di Milano aula V terzo piano ore 14.00, è il momento tanto atteso di don Mauro, entra in aula scortato dai suoi legali in un corridoio di telecamere e cronisti. L’aula è piena, sono necessari più carabinieri del solito per sincerarsi che nessuno possa fare riprese audio e video non autorizzate perché la difesa si è opposta.
Don Mauro appare sicuro di sè, indossa il collarino da prete e la croce sulla giacca, apparentemente un normale sacerdote che continua ad esercitare (il Vescovo dichiarava essere sospeso dal 2015), molto magro rispetto a prima ma determinato, non tentenna, non traspare alcuna emozione, risponde sicuro a tutte le domande del Pubblico Ministero, Lucia Minutella, e del Giudice Ambrogio Moccia.
Non ha esitazioni e…. una dopo l‘altra arrivano le spiegazioni a tutto, tutto è giustificato, tutto è lineare, almeno secondo don Mauro, ma le versioni da lui fornite non stanno in piedi.
IL CONTESTO
Incalzato dalla sequenza delle domande, il Galli non ha difficoltà nel descrivere meticolosamente il contesto… sono un sacerdote, mi occupavo del gruppo di adolescenti di due parrocchie a Rozzano, avevo un sacco di impegni… parla dei gruppi che seguiva, i giorni e gli orari di ritrovo, le confessioni, descrivendo bene anche il rito dal punto di vista canonico, quasi una lezione per i non addetti, le modalità, gli ambienti ecc. insomma un racconto lineare pieno di dettagli, taluni dei quali apparentemente insignificanti, almeno fino a quando è stato condotto a parlare della sua relazione personale con la presunta vittima.
IL RAPPORTO CON LA PRESUNTA VITTIMA
Don Mauro descrive il minore come una persona brillante, intelligente ma con qualche difficoltà scolastica, “difficoltà di concentrazione” che lo aveva portato, a suo dire, ad avere delle tensioni importanti in famiglia proprio per il rendimento scolastico.
Era un ragazzo che partecipava attivamente agli impegni parrocchiali, era inserito in diversi gruppi tra cui quello degli adolescenti da lui gestito.
Descrive il minore come un ragazzino fuori dalla norma, l’unico con una sensibilità diversa, si confessava da lui più frequentemente di qualunque altro adolescente, lo considerava un riferimento importante al punto da chiedergli di essere la sua guida “Padre Spirituale”, si confidava, gli consegnava i suoi problemi gli raccontava probabilmente del suo vissuto, la scuola, gli amici, la fidanzata, i genitori… don Mauro si limita a dire che parlava con lui non solo in termini di confessione ma dei problemi, della vita quotidiana…
Don Mauro dispensava consigli… Ammette che lui stesso non aveva idea di cosa potesse voler dire fare il padre spirituale di un adolescente, dovette quindi, a sua volta, farsi consigliare dal suo stesso “padre spirituale” don Angelo Cazzaniga.
Insomma il ragazzo aveva scelto proprio lui per Guida, e Guida spirituale, riponendo in lui la massima fiducia.
L’AMBIENTE DOVE E’ AVVENUTO IL PRESUNTO ABUSO
La descrizione dell’abitazione di don Mauro nella parrocchia a Rozzano che lo stesso sacerdote espone al giudice è puntuale indotta anche, e soprattutto, dalle precisazioni richieste alternativamente dal PM e dal Giudice.
Camera da letto con due comodini, abat-jour sugli stessi, due libri a sinistra più la sveglia, l’altezza dei comodini rispetto al letto, la cassaforte, la scrivania il bagno ecc. ecc. ma soprattutto la camera degli ospiti con due letti, e il divano letto in sala… Quindi ben tre letti singoli a disposizione oltre al suo letto matrimoniale.
Il Giudice ha persino chiesto se c’erano le lenzuola nei letti per gli ospiti, se li aveva preparati… Vuole capire se, avendo certamente preventivamente organizzato la nottata, si fosse di conseguenza preoccupato della soluzione ospitale: Don Galli ha risposto che non lo sapeva, non si era preoccupato di preparare altri letti, aggiunge che forse potevano esserci le lenzuola lasciate dai genitori l’ultima volta che li aveva ospitati, non lo sapeva e quindi certamente non aveva preparato quei letti né il divano per ospitare il ragazzo e dunque molto probabilmente aveva premeditato di portare nel suo letto il ragazzo passando dunque la notte nello stesso letto come poi, di fatto, è avvenuto.
L’ANTEFATTO
Don Galli racconta che abitualmente il ragazzo andava a studiare a volte con altri minori a casa sua (casa del prete), motivava la necessità di questo tipo di supporto perché il minore non si preparava per le interrogazioni, non riusciva a concentrarsi, e inventava scuse per i genitori (probabilmente il Galli e i suoi avvocati, non sanno che fino a prima di conoscere il prete, e quindi prima della fatidica notte, l’adolescente aveva addirittura conseguito l’attestato di merito della scuola statale ricevendo la “Dote Merito” – che prevede anche un contributo economico – nell’esame di licenza media).
In ogni caso la narrazione prosegue con gli argomenti delle difficoltà scolastiche, tanto da suggerire ai genitori di non assecondare il figlio nella simulazione di problemi di salute volti ad evitare la scuola, ma bensì di inviare il figlio anche se impreparato.
Tale circostanza attuata, secondo il prete, un paio di giorni prima della notte incriminata, avrebbe indotto il minore a minacciare di scappare di casa per rifugiarsi a casa sua.
Don Galli aggiunge di aver detto che non poteva attuare il piano del ragazzino, non avrebbe potuto ospitarlo a casa sua senza il preventivo consenso dei genitori quindi suggerisce di aspettare a scappare di casa ma di chiedere il permesso, peraltro scappare di casa non implica dormire una sola notte fuori...
Racconta che, sia il minore che lui stesso, hanno quindi chiesto ed ottenuto il permesso dei genitori un paio di giorni prima di ospitare il ragazzo poiché la notte individuata era perfetta, la sera le confessioni del gruppo di adolescenti in preparazione al Natale (era il 19 dicembre) e la mattina la preghiera del medesimo gruppo prima di andare a scuola (i genitori nelle precedenti udienze avevano confermato la circostanza della richiesta da parte del Galli ma che li aveva indotti a credere che fosse un’attività prevista per l’intero gruppo di adolescenti, in oratorio e non certamente solo il loro figlio a casa del prete e tanto meno nel suo letto).
Secondo la narrazione i genitori erano contenti, finalmente qualcuno che poteva strigliare per bene il figlio… Il Galli sempre nella sua versione dei fatti si era proposto proprio per avere un’occasione privilegiata per parlare a lungo con il ragazzino e quindi per scuoterlo rispetto al tema dello studio scolastico.
LA FATIDICA NOTTE
Il racconto entra quindi nel vivo: dopo le confessioni prete e ragazzo vanno nell’appartamento del sacerdote si siedono ben distanti sul divano in sala, una coperta li separava nettamente, un breve consiglio da parte del “padre spirituale”: “appunta su un quaderno ogni giorno una cosa positiva” poi le preghiere, e quindi subito a letto, la sveglia è puntata presto perché la mattina c’è l’incontro programmato con il resto del gruppo prima della scuola.
Ma la famosa strigliata motivo per cui era stato invitato il ragazzo? Già dimenticata? Improvvisamente il minore non doveva più essere ripreso per la condotta scolastica e doveva semplicemente dormire perché, come previsto, l’impegno mattutino richiedeva una levataccia?
Prosegue: il minore è andato in bagno, si è messo il pigiama completo e poi sono andato io e ha mia volta ho messo il pigiama completo, quando sono uscito dal bagno ho trovato il minore in piedi in un lato del lettone, casualmente quello giusto, quello senza sveglia e senza libri sul comodino, e aveva già messo in carica il telefonino proprio nella presa accanto al lettone.
Secondo il Galli nessuno si pone alcuna domanda, né il minore né tanto meno lui, si coricano, come fosse normale dormire insieme, spengono subito la luce e dormono tutta la notte.
In effetti, almeno per il Galli, è stata una fortuna che il cellulare avesse bisogno della ricarica e che, casualmente, fosse inserito in quella presa, d’altra parte diversamente avrebbe dovuto anche pensare alle lenzuola dei letti per gli ospiti…
Durante la notte però il Galli si sveglia due volte, la prima perché infastidito dal russare del suo vicino ospite, la seconda perché l’ospite smette di russare ma inizia a gridare, il prete accende quindi la luce e, fortunatamente, vede il minore in un imminente situazione di pericolo: il comodino descritto prima meticolosamente, può essere urtato nello spigolo dalla testa del ragazzo che stava cadendo dal lettone… forse per questo gridava… si stava immaginando di cadere sul comodino…
Don Galli è quindi costretto (non per sua volontà ma per motivi di sicurezza) ad avere un contatto fisico con il minore ma solo per il tempo necessario per spostarlo in una posizione sicura più vicino a lui, la sicurezza viene prima di tutto, ovviamente.
Per fortuna non è successo nulla: il peggio, grazie a don Mauro, si è potuto scongiurare, nessuna pericolosa caduta dal lettone con in mezzo il comodino spigoloso.
Il ragazzo non si accorge di nulla, ora al sicuro vicino a don Mauro smette di russare e di urlare “mugugna” solo qualcosa senza senso.
Presto arriva la mattina e suona la sveglia, Il Galli si alza, si prepara, lascia il minore e si precipita ad accogliere il resto del gruppo per la preghiera prima della scuola, nel frattempo anche l’ospite raggiunge gli altri per la breve colazione, la preghiera e quindi di corsa a scuola.
Don Mauro accompagna il minore in macchina insieme ad altri due ragazzi.
Tutto bene, non è successo assolutamente nulla, serena notte!
DOPO IL FATTO
La mattina dopo don Galli sostiene di aver ricevuto un SMS dalla madre del ragazzo che chiedeva se era successo qualcosa la notte… risposta sempre via SMS “no”.
Don Galli viene quindi contattato da un altro sacerdote, don Alberto Rivolta, che aveva immediatamente parlato la mattina stessa con la madre del ragazzo che, chiamata subito dalla scuola, era andata a prendere il figlio trovandolo scioccato, non parlava, sguardo nel vuoto, rispose solo alla domanda: “è successo qualcosa questa notte da don Mauro?” risposta lapidaria “quello che si può immaginare”.
Don Alberto il pomeriggio stesso vede il minore, lo trova ancora sotto shock, raccoglie più informazioni, il ragazzo si è sentito toccare, il fiato sul collo ecc. ma don Alberto non riferisce nulla a don Mauro, secondo quest’ultimo, tanto che il Pubblico Ministero gli chiede se aveva la trascrizione dell’interrogatorio e se riteneva coerente la testimonianza di don Alberto.
Don Alberto aveva dichiarato in tribunale che aveva subito visto il minore: “…era sicuramente molto scosso. Molto… Sì, era scosso, era un po’… era scosso, era angosciato, era sicuramente stato… così, aveva vissuto… era rimasto… Era in una situazione certo non normale, non ottimale. Sicuramente era un ragazzo scosso, mi vien da dire forse impaurito o comunque certamente non parlava con libertà e tranquillità”.
Don Mauro risponde affermativamente rispetto alla sua precedente lettura della testimonianza di Don Alberto, ma ricorda solo che era molto arrabbiato: è in quella circostanza che si era reso conto di avere commesso quello che, però, ritiene essere solo una “leggerezza”.
Nei giorni immediatamente successivi viene quindi trasferito, mons. Mario Delpini, all’epoca Vescovo ausiliario della zona che include il comune di Rozzano, gli comunica il trasferimento a Legnano incaricato della pastorale giovanile, il motivo: aveva perso autorevolezza, le leggerezze portano a questo!
Don Mauro non si chiese se il trasferimento anzi i successivi spostamenti, uno dopo l’altro a distanza sempre di pochi mesi, da Rozzano a Legnano, poi Milano e dopo a Roma, fossero dettati da altre motivazioni, o fossero proporzionati rispetto alla notte passata a dormire… alla leggerezza.
Solo nel 2014 seppe sempre da mons. Delpini che era in corso un procedimento penale nei suoi confronti per l’accusa di abusi sessuali, ancora prima dunque che ricevesse l’avviso di garanzia, anche in quel caso nessuna reazione, nessun contatto con i familiari o con il minore, accetta passivamente.
Infine dichiara di aver pagato personalmente grazie ai genitori, nonni e zii, un risarcimento che era già noto essere di 150.000 euro (incluso le spese), senza che nessuno chiedesse nulla, ma esclusivamente di sua spontanea volontà.
LA RICOSTRUZIONE NON REGGE
La lunga ricostruzione, preparata evidentemente ad arte per tentare di giustificare quanto ormai era emerso sia dagli interrogatori durante le indagini preliminari, sia durante il processo, documenti a disposizione delle parti, fa acqua da tutte le parti, in effetti è difficile tentare di dare una giustificazione credibile a tutto.
Non si poteva negare di aver dormito con il minore, di averlo toccato, di aver pagato, di essere stato semplicemente spostato da una parrocchia all’altra ancora con i minori… troppe testimonianze, troppe versioni che già coincidevano, la sua stessa ammissione il giorno dopo a Don Alberto, poi a Don Carlo e ancora a Mons. Delpini, Mons. Tremolada… le registrazioni, le intercettazioni, troppo materiale per poter negare l’evidenza… quindi?
Quindi stesso letto ma solo per dormire…
Toccato si, ma solo per mettere il minore in sicurezza…
Pagato certo ma… forse don Mauro si scopre essere anche particolarmente generoso con i soldi degli altri (altri vero, dato che aveva dichiarato di essere nullatenente ma che lui sostiene essere proveniente dai parenti altrettanto generosi)… ma perché i parenti regalano 150.000 euro a un minore che aveva solo dormito? Hanno pagato veramente loro quell’importante capitale? E solo perché, sia il sacerdote che il ragazzo, avevano riposato tranquilli tra la preghiera della sera e quella del mattino? Molto generosi anche i parenti di Don Mauro!!!
Ma andiamo con ordine.
Don Mauro aveva un rapporto privilegiato di fiducia con un ragazzino che era orgoglioso di avergli chiesto esplicitamente di essere la propria guida, il suo “padre spirituale”.
Questo rapporto di fiducia si interrompe drasticamente e inspiegabilmente dalla sera alla mattina, (cioè dopo quella notte dove don Mauro sostiene non essere successo altro che il semplice dormire): il ragazzo da lui salvato, che rischiava di cadere rovinosamente dal letto urtando lo spigolo del comodino, non si è accorto di nulla, lo ribadisce in aula perché dice di averlo persino chiesto al minore che avrebbe riferito di non essersi accorto di nulla, dormendo bene tutta la notte.
Dunque se è vero che viene allarmato dalla mamma e quindi poi sgridato pesantemente da Don Alberto e ancora da Don Carlo, come mai si limita ad un semplice SMS per altro non riscontrato dove afferma con un semplice “no” (non è successo nulla)???
Come mai quando è sgridato da don Alberto, che gli riferisce che il ragazzo era scioccato, non chiama subito i genitori, magari anche il minore anche in presenza dei parroci per fugare ogni dubbio??? Certamente il ragazzo, che aveva una così grande stima e fiducia, stando alla sua ricostruzione, non avrebbe potuto essere scioccato, a causa sua, al punto da non volerlo mai più rivedere!…
Seguendo linearmente la ricostruzione offerta, Il ragazzo si sarebbe certamente precipitato, casomai per essere consolato, consigliato, compreso, dalla sua guida: sarebbe stata preziosa in un momento di sconforto dovuto ad altro, magari alla scuola…
E don Mauro non dice nulla? Non si domanda nulla? Viene trasferito d’urgenza, accetta, gli viene impedito anche solo di incrociare il minore e non gli viene in mente che potrebbe tranquillamente spiegare? Tanto hanno solo dormito, cosa può mai turbare il ragazzo o i genitori? Non ha nemmeno la curiosità di chiederlo e capirlo… per fortuna che era una guida spirituale…
In tutti i primi tre trasferimenti non domanda nulla, non chiede niente ai superiori ma ubbidisce, se lo spostano ci sarà un motivo (il PM gli chiedeva se secondo lui erano commisurate quelle disposizioni a fronte del semplice dormire).
Quando poi viene finalmente allarmato, ancora una volta sempre da mons. Delpini, rispetto alla denuncia, non gli viene in mente di querelare il minore o la famiglia per calunnia nei suoi confronti, pensa invece di fare un bel regalo di 150.000 euro. Così, giusto perché è generoso… non fa una piega!
Dunque c’è una spiegazione a tutto, dall’ubbidienza cieca e incondizionata, all’essere particolarmente rispettoso e premuroso: se il ragazzo ha deciso da un giorno all’altro di non vedere più la sua principale figura di riferimento, rispettiamo la decisione, ci mancherebbe… infine una incredibile e sorprendente generosità, chiedendo pure il prestito ai parenti, i suoi genitori non bastavano, la generosità supera ogni limite consentito anche al nucleo familiare più ristretto, ma tutti, anche i parenti sono della stessa pasta, tutti molto generosi.
E la curia, la diocesi a cui appartiene e a cui deve dare conto, il suo superiore mons. Mario Delpini non gli chiede nulla rispetto a questo suo gesto di generosità, pensa solo a precisare, con una nota ufficiale, che lui non c’entra nulla, non un centesimo, Delpini è meno generoso dei suoi sacerdoti, avrà pensato: “ma guarda che bravi sacerdoti che abbiamo tirato su… in fondo vuol dire che siamo stati bravi anche noi, siamo riusciti a trasmettergli quei valori evangelici, nemmeno noi avremmo elargito tanto…”
Ottimo sacerdote: quanti altri sarebbero stati capaci di mettere mano al portafoglio dei propri cari per fare un regalo così grande ad un ragazzino per nulla?
Quindi di fatto con altre parole il PM gli chiede come si spiega che il ragazzo lo accusa invece di reati gravissimi, si rende conto del capo di imputazione? Non si parla di dormire? Che spiegazione si è dato?
Don Maro semplicemente pensa che il minore abbia riferito qualcosa sentito da altri, dunque perché chiarire? Anzi perché non aveva voluto chiarire subito? Aveva ricevuto l’SMS dalla mamma poche ore dopo! Era stato ripreso da Don Alberto il giorno seguente!
Forse don Mauro è orgoglioso, si era sorpreso del rimprovero, “piuttosto che chiarire mi faccio spostare da una parte all’altra”, così avrà pensato, “costi quel che costi, piuttosto che spiegare che ho dormito come tutte le altre notti mi faccio il processo…”
Ma chi avrebbe raccontato una favola al minore? Il ragazzino ha subito detto che era successa una cosa brutta quella notte (lo dice anche la fidanzata che lo ha visto poche ore dopo l’evento), dice alla mamma che la cosa brutta è quella che si può immaginare possa essere avvenuta nella notte con il prete…
Sono forse stati gli insegnanti? Loro sono gli unici che hanno visto il ragazzo scioccato poche decine di minuti dopo che don Mauro lo aveva accompagnato a scuola dopo la fatidica notte (notte che, secondo don Mauro, il ragazzo avrebbe detto la sera agli altri compagni che era orgoglioso di trascorrere dal sacerdote, perché avrebbe dormito più degli altri, essendo già sul posto per la preghiera mattutina), e prima della mamma, della fidanzata e di don Alberto, nessun altro lo aveva incontrato nel frattempo… Ma gli insegnanti non sapevano della notte passata fuori casa… e quindi?
Tutti hanno tramato segretamente una versione contro don Mauro? Sono stati interrogati diversi amici, la fidanzata, i parenti, i sacerdoti, l’attuale Arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini che ha riferito che Don Carlo lo ha chiamato immediatamente in quei giorni tanto che si era precipitato la vigilia di Natale a Rozzano, ha detto che Don Carlo gli aveva parlato subito di presunti abusi sessuali, ha riferito di aver incontrato don Mauro per chiedere personalmente la sua versione… ma anche di questo non c’è traccia nella ricostruzione offerta dal Galli.
Dunque tutti hanno tramato una versione coincidente a dispetto di don Mauro: non è chiaro per quale motivo, incluso il capo scout che riferisce che già il 6 gennaio (pochi gironi dopo), il ragazzo gli aveva confessato l’abuso sessuale e lui lo aveva riferito a Don Alberto, e Don Alberto gli aveva detto che lo sapeva anche mons. Delpini.
Tutti hanno mentito in Tribunale e ancora prima, durante le indagini preliminari, ma nessuno aveva il privilegio di essere a conoscenza delle indagini stesse e di chi avrebbero interrogato: solo don Mauro era stato favorito da mons. Delpini come lui stesso ha ammesso, non gli altri…
UN PRECEDENTE INQUIETANTE
Don Mauro non ha avuto alcuna esitazione nel rispondere e nel destreggiarsi tra le domande (a prescindere dall’esito del suo esame) tranne che per l’ultima forse inaspettata domanda.
Il PM si rivolge all’imputato con tono quasi liberatorio, “le pongo solo un ultima domanda” è dunque finita, quasi finita… la tensione può lasciare il posto a… “le chiedo conosce il sig. xxxxxxx xxxxxxx?”
Cosa c’entra con il processo? Perché questa domanda? Un attimo di silenzio e… “si lo conosco mi pare fosse un ragazzo del mio paese, Cislago, quando ero seminarista, lui frequentava l’oratorio estivo, animatore, non partecipava però con costanza…”
Perché salta fuori ora questo tizio? Chissà da quanto tempo non lo vedeva… tuttavia don Mauro ha confermato di conoscerlo, ha confermato che era un ragazzo del suo paese di origine e che in qualche modo frequentava gli ambienti ecclesiastici (si ricordava in realtà persino che era un animatore dell’oratorio estivo, che coincidenza esattamente come l’adolescente che lo ha accusato in questo processo)… Il PM “Grazie, ho concluso”.
Il Ragazzo in questione “probabilmente” potrebbe essere quello che ha scritto a Quarto Grado:
“Buongiorno! Ho avuto modo di vedere la sua trasmissione sulle molestie dei preti. Vengo dal paese di origine di don Mauro Galli, di cui parlate. Durante una gita con l’oratorio fui costretto a dormire in un letto matrimoniale con lui, avevo 16 anni, ci furono atteggiamenti molto strani da parte sua e decisi di andarmene in un’altra stanza con una scusa fortunatamente. Sono passati più di 10 anni e Grazie al suo programma ora so cosa ho rischiato. La ringrazio per portare alla luce certe cose.”
Ancora a sorpresa, al termine dell’udienza del giorno successivo, quando sono stati sentiti quelli che dovevano essere gli ultimi teste, gli psicologi di parte, del PM e dell’avvocato della difesa, quando ormai si attendeva solo la fissazione dell’ultima udienza con le arringhe finali del Pubblico Ministero e dell’Avvocato della difesa, ancora una volta il PM Lucia Minutella sorprende tutti, incluso la difesa di don Mauro e lo stesso imputato che, probabilmente, vedeva ormai quasi concluso l’iter del primo grado di giudizio, invocando per due volte l’articolo 507 del codice di procedura penale, ovvero l’acquisizione di nuovi elementi decisivi di prova derivanti da informazioni acquisite in aula durante i dibattimenti… Di cosa si tratterà???
Il giudice ha ritirato le carte e si è quindi riservato di decidere se ammettere tali elementi e quindi ascoltare i nuovi testimoni.
Attendiamo pertanto la prossima udienza fissata per il 20 settembre alle ore 9.30 stessa aula della quinta sezione penale del tribunale di Milano.
Redazione
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