Dalla sua elezione nel 2013 Bergoglio ha fatto decine di proclami, ma nel concreto? Eppure le raccomandazioni dell’ONU erano chiare.
Solo nel savonese, dove ha sede la Rete L’ABUSO e dove proprio grazie all’associazione sono emersi decine di casi, non si è visto un solo provvedimento. Il primo caso, quello di don Nello Giraudo che nel settembre 2009 aveva già ottenuto dal vescovo Vittorio Lupi il trasferimento a Mondovì, poi per fortuna scoppiò lo scandalo e Giraudo chiese di essere ridotto allo stato laicale. E ancora il caso di don Pietro Pinetto che, malgrado le promesse fatte alle vittime dalla Curia savonese, non ha subito neppure un processo canonico ed è stato recentemente trasferito come se nulla fosse in un’altra parrocchia. A nulla sono servite le proteste dei parrocchiani, Lupi non ha voluto rimuoverlo. Il caso di don Zappella, tra le altre cose già condannato, anche in questo caso nessun provvedimento da parte della chiesa anche se oggi il sacerdote ha lasciato la parrocchia, ma per motivi di salute e non perché rimosso. E don Giorgio Barbacini, nascosto in Svizzera dall’allora vescovo di Savona Domenico Calcagno.
Purtroppo la cronaca ci racconta di perdoni continui nei confronti dei preti pedofili, l’ultimo alla setta dei Legionari di Cristo, assolta da Bergoglio nell’ottobre scorso. In questi ultimi anni abbiamo visto persino preti già condannati che dopo essere stati spostati tornano ad abusare.
Si è parlato di tolleranza zero e di collaborazione con l’autorità giudiziaria, ma abbiamo visto casi come quello di don Mauro Inzoli o come quello di Jòzef Wesolowski dove il Vaticano non solo ha rifiutato le rogatorie chieste dall’autorità giudiziaria, ma ha anche rifiutato l’estradizione. Nel caso di Inzoli, bè, non dice più messa, ma non era accusato di dire male la messa, era accusato di abusare minori.
Casi come quello di don Francesco Rutigliano, condannato dalla chiesa a 5 anni di sospensione, malgrado ciò mai denunciato all’autorità giudiziaria e reintegrato come se nulla fosse, nel settembre scorso a Civitavecchia. Se non avessimo denunciato noi della Rete L’ABUSO ai cittadini la sua presenza, sarebbe ancora li.
Quello di don Silverio Mura, dove Bergoglio ha si risposto alla vittima ma malgrado ciò il sacerdote ha continuato ad insegnare religione nelle scuole di mezza Napoli, fino a che il caso non è uscito sulla stampa nazionale, sempre per intervento della Rete L’ABUSO, non della chiesa. La vittima in questo caso sta ancora aspettando, malgrado abbia chiesto oramai da 5 anni che il sacerdote venga sottoposto almeno ad un processo canonico, per ora non ha ancora ricevuto giustizia.
Tanti proclami ma gli atti concreti? E le vittime?
Di loro non si parla mai, per loro nessun aiuto, eppure ci sono e sono moltissime, diverse migliaia solo in Italia. Alcune di loro hanno fatto un video messaggio e lo hanno inviato a Bergoglio, ma non ha risposto, perché? Le poche che hanno ricevuto giustizia la hanno ricevuta dall’autorità giudiziaria, non dalla chiesa. Eppure l’Onu ha chiesto provvedimenti ben precisi in soccorso delle vittime, quando arriveranno?
Tanti proclami, spesso non mantenuti, e provvedimenti in tutela della chiesa e della sua immagine, mai delle vittime.
Come possiamo fidarci? Non sarebbe più risolutivo e anche più semplice fare un decreto che obblighi i vescovi a denunciare i reati all’autorità giudiziaria del paese dove vengono commessi i crimini? Già troppo facile forse…
Francesco Zanardi, Portavoce Rete L’ABUSO.
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