Ripartono a Savona i corsi anti pedofilia che già nel 2012 furono un totale fallimento, sia per la partecipazione esigua, sia per le applicazioni pratiche. Dopo quei corsi infatti, nel marzo del 2013, esplose il caso di don Pietro Pinetto, accusato da ben quattro presunte vittime e tutt’ora al suo posto, malgrado le promesse del vescovo Vittorio Lupi e malgrado la magistratura abbia accertato la veridicità dei fatti rinviando a giudizio il prete, reo di aver calunniato una vittima, due giornalisti e il presidente della Rete L’ABUSO.
Fu proprio il fallimentare esito dei corsi del 2012 e l’omertà del vescovo Vittorio Lupi a spingere la dottoressa Luisa Bonello a mettersi in contatto con Papa Francesco per denunciare le inadempienze del presule savonese. Quella che successivamente fu la reazione nei confronti della dottoressa Luisa Bonello, accusata dal vescovo Lupi di aver “tradito” l’armoniosa omertà della sua diocesi fu come sappiamo bene pesantissima. Infatti la dottoressa Bonello fu defenestrata da tutti i suoi incarichi religiosi proprio dal vescovo Vittorio Lupi.
Lo stesso vescovo Lupi, dopo aver approfittato dell’ ingenuità della Bonello per anni, la descrisse così sulle pagine del Secolo XIX «Non intendo commentare le falsità riferite da una donna che agisce per vendetta – le parole del vescovo. – Una persona vendicativa che, per via della revoca del Ministero eucaristico, ha tirato fuori delle menzogne contro la nostra Chiesa».
Purtroppo non ci resta che constatare l’ennesima operazione mediatica del vescovo Lupi e della sua diocesi la quale, in questo modo, continua a fare ulteriori violenze alle vittime. Vescovo Vittorio Lupi, ci domandiamo a cosa servano dei corsi anti pedofilia quando i pedofili accertati vengono lasciati nelle parrocchie in mezzo ai bambini, quando le vittime vengono da lei per denunciare e lei, come nel mio caso le sfratta e le raggira, come nel caso di D. D. da lei licenziato in tronco dopo la denunce all’autorità giudiziaria, come nel caso di Alessandro P. che oltre ad aspettare oramai da anni la sua convocazione, è costretto a vedere il suo carnefice girare indisturbato ed impunito.
E che dire delle vittime della comunità La Lucerna che la diocesi ha omesso di segnalare alla magistratura, la quale, lo scorso 8 settembre è stata costretta ad aprire un altro fascicolo contenente decine di nomi di vittime. Cosa farà per aiutare questi poveri malcapitati?
Che senso hanno questi corsi quando poi chi denuncia all’autorità ecclesiastica (cioè a lei) finisce per subire le ritorsioni che hanno subito non solo le vittime, ma anche i testimoni o chi si è prodigato nell’intento di combattere questa piaga, come don Carlo Rebagliati o la dottoressa Luisa Bonello?
Sulle pagine del Secolo XIX di ieri dichiara che l’iniziativa «ha preso spunto dal forte impatto e dalla sofferenza che i crimini sui minori hanno provocato anche nella nostra diocesi», quasi come se questi crimini avessero fatto danno solo all’immagine della diocesi e non alle decine di ragazzi che oggi si ritrovano con una vita distrutta a causa del comportamento criminale che i suoi predecessori hanno avuto e che lei come da tradizione sta continuando a sostenere.
Per risolvere un problema occorre affrontarlo vescovo Lupi. Prendere in giro per l’ennesima volta i fedeli e le vittime con operazioni di facciata come quelle che dall’inizio dello scandalo savonese sta portando avanti, non solo non è di alcuna utilità, ma è screditante, nonché indicativo, della perversa morale che lei impone a questa diocesi.
Se non si soccorrono le vittime rendendogli giustizia e non si rimuovono i preti pedofili dalle parrocchie, i corsi servono a poco, anche perchè dopo le ritorsioni subite da vittime e testimoni, anche nel caso qualche prete, catechista ecc. si accorga di un caso di pedofilia, con quale coraggio crede possa venire da lei a denunciare, vescovo Lupi ?
L’ufficio di Presidenza
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.