<p class="titoloart" style="font-weight: bold; color: #000000; text-align: justify;"><strong>Fano, Don Ruggeri condannato per pedofilia Il Vaticano ringrazia la Procura</strong></p> <p style="text-align: justify;"><span style="font-weight: normal; color: #000000;">FANO (Pesaro e Urbino) È di nuovo a casa da qualche settimana, nella sua Saltara, don Giangiacomo Ruggeri, il sacerdote ed ex portavoce della Curia di Fano, condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi (con rito abbreviato) per atti sessuali con una tredicenne. Ma non sa che nel frattempo il Vaticano ha fatto i complimenti alla Procura di Pesaro, tramite il vescovo Armando Trasarti, per la «perfezione» dell’indagine sul caso di don Ruggeri. </span><br style="font-weight: normal; color: #000000;" /><span style="font-weight: normal; color: #000000;">Non solo. Sembra anzi che da Oltretevere abbiano detto che i giudici della Santa Sede saranno anche più severi. La vicenda del sacerdote pesarese si trova infatti anche sul tavolo delle toghe pontificie per il procedimento canonico. Mesi fa avevano richiesto e ottenuto tutte le carte del processo dalla Procura di Pesaro. E forse è proprio da quelle che hanno potuto verificare e apprezzare la «perfezione» delle indagini.</span><br style="font-weight: normal; color: #000000;" /><span style="font-weight: normal; color: #000000;">«Ma al mio cliente non è arrivata alcuna comunicazione dagli uffici vaticani del giudizio canonico – replica il difensore del sacerdote, l’avvocato Gianluca Sposito, che lo assiste anche davanti alla Corte d’Appello – Non ci sono al momento atti formali nei suoi confronti. Anzi, è ancora in attesa di notizie».</span><br style="font-weight: normal; color: #000000;" /><span style="font-weight: normal; color: #000000;">Dopo mesi passati al servizio in una mensa per rifugiati politici a Roma, l’«esilio» di don Ruggeri è finalmente finito. Non è finito però il divieto di avvicinarsi alla cittadina in cui abita l’allora tredicenne con cui il prete ha avuto quello scambio di effusioni proibite. Era luglio 2011 quando il don è stato pizzicato con quella sua giovanissima parrocchiana in atteggiamenti inequivocabili su una spiaggia di Torrette. A riconoscerlo e ad accorgersi di quei comportamenti poco canonici era stato il bagnino che aveva subito dato l’allarme alla polizia. Il giorno dopo le divise avevano sistemato una telecamera nascosta. E su quel nastro si erano impresse le carezze tra quell’uomo e la ragazzina che già per l’audacia e la sfrontatezza avevano attirato l’attenzione e le lamentele anche di più di un bagnante. Anzi, è proprio grazie a quel nastro che il don viene inchiodato alle proprie responsabilità. E che gli ha fatto valere quella condanna inflitta dal giudice Maurizio Di Palma. Condanna che, come ha precisato l’avvocato Sposito subito dopo il verdetto, è «il minimo del minimo». Sposito aveva ottenuto in sede di pena la prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti legate al ruolo di sacerdote.</span><br style="font-weight: normal; color: #000000;" /><span style="font-weight: normal; color: #000000;">Non è tornato alla vita da tutti i giorni da sacerdote don Ruggeri. Anche perché non può, dato che la condanna gli impedisce di stare in luoghi frequentati da minori. E non può neppure dire messa in pubblico, come invece desidererebbe fare. Perché don Ruggeri ha sempre detto e ribadito, anche immediatamente dopo l’arresto, di sentirsi prete e di voler continuare a fare il prete. Sembra però che abbia rivisto e parlato con il vescovo Trasarti.</span></p> <p style="text-align: justify;">http://www.ilmessaggero.it/MARCHE/fano_don_ruggeri_pedofilia_vaticano_ringrazia_procura/notizie/687166.shtml</p>