Le molestie avvenute nel seminario di Bergamo approdano anche in tribunale. Nei giorni scorsi Francesco Zanardi della Onlus «Rete L’abuso» ha presentato un esposto in Procura per chiedere di fare chiarezza sull’operato di un sacerdote che insegnava in Città Alta negli anni Ottanta, e che viene indicato come autore di casi di molestie sessuali protratte negli anni. Il sacerdote, che aveva poi avuto guai giudiziari per delle molestie commesse in un campo scuola in Valtellina, era infine stato allontanato a Roma, per poi morire a Bergamo nel 2007. La Onlus si basa «sul secondo comma dell’art.40 del codice penale secondo il quale “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”». Chiede quindi di accertare se la Curia dell’epoca fosse al corrente di ciò che avveniva.
Almeno due degli ex allievi sostengono di sì. Uno è proprio don Alessandro Reccagni, che ha lasciato il sacerdozio perché sostiene di avere viste frustrate le sue richieste di intervento nei confronti di chi era ai vertici del seminario all’epoca e ancora oggi. Il secondo è il suo ex compagno di classe Alessandro Vavassori, 44 anni, che ha anche intentato una causa penale. Dopo una prima archiviazione nel 2010 causa prescrizione ha presentato opposizione, ottenendo nel giugno 2013 una seconda archiviazione ma con il nulla osta a procedere per via civile. Cosa che si starebbe apprestando a fare. «Le molestie si sono svolte per tre anni, da quando ne avevo 11 – racconta Vavassori, imprenditore edile che ora vive a Milano con la moglie e la figlia -. Non ne avevo parlato con nessuno perché ero convinto di non essere creduto. Poi nel 2003 mia madre mi ha detto: sono convinta che a te in seminario è successo qualcosa. È stato come far saltare un tappo, è esplosa la mia rabbia».
Vavassori ha contattato ex compagni scoprendo casi simili, ha cominciato la causa e intrattenuto rapporti con l’allora vescovo Roberto Amadei: «Era molto comprensivo. Morto Amadei, sono cessati i rapporti con la Curia. Non mi hanno risposto a 27 raccomandate, non mi hanno più ricevuto né risposto alle telefonate. Tanto che tre anni fa mi sono incatenato alla cancello della Diocesi. Quando ti capita quello che è successo a me pensi di essere inferiore, hai paura ad affrontare la vita e le persone. Da anni vado avanti grazie alla terapia. Non sono più credente. E mi sono convinto che nella vita non serve essere prete ma aiutare il prossimo, e seminare il bene per raccogliere il bene» .
http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/14_aprile_15/spunta-un-altra-vittima-anch-io-fui-molestato-9e34a07c-c489-11e3-9713-8cc973aa686e.shtml