<p style="text-align: justify;">Potrebbe costare carissimo a monsignor Luca Lorusso - numero due della diplomazia vaticana in Italia - il suo sostegno alla denuncia sui presunti abusi sessuali di alcuni preti nei confronti di minorenni che sarebbero avvenuti nella parrocchia di San Bruno, alla Pisana; denuncia presentata ai carabinieri del Noe insieme all’ex sacerdote Patrizio Poggi, nella primavera del 2013. La procura infatti ha puntato la propria attenzione anche sul consigliere della nunziatura apostolica che controfirmò l’atto presentato da Poggi sostenendo che le accuse mosse dall’ex prete erano attendibili e fondate. Una nuova tegola quindi per monsignor Lorusso la cui vicenda, appena una manciata di giorni addietro, era stata ricordata da Papa Francesco durante il tradizionale incontro di inizio quaresima con i sacerdoti della diocesi di Roma. «Sono stato molto colpito e ho condiviso il dolore di alcuni di voi - ha detto a braccio il Santo Padre durante l’incontro nella sala Nervi - ma di tutto il presbiterio, per le accuse fatte contro un gruppo di voi; ho parlato con alcuni di voi che sono stati accusati e ho visto il dolore di queste ferite ingiuste, una pazzia, e voglio dire pubblicamente che io sono vicino al presbiterio, perché qui gli accusati non sono sette, otto o quindici, è tutto il presbiterio.</p> <p style="text-align: justify;">Voglio chiedere scusa a voi, non tanto come vescovo vostro, ma come incaricato del servizio diplomatico, come papa, perché uno degli accusatori è del servizio diplomatico. Ma questo non è stato dimenticato, si studia il problema, perché questa persona sia allontanata. Si sta cercando la via, è un atto grave di ingiustizia e vi chiedo scusa per questo».</p> <p style="text-align: justify;">E così, dopo la reprimenda di Bergoglio e il rinvio a giudizio per Poggi - già condannato a cinque anni di reclusione alla fine degli anni ‘90 per reati di natura sessuale su minori, e ridotto alla condizione laicale dopo un processo canonico in cui fu difeso dallo stesso Lorusso - anche il monsignore diplomatico potrebbe dover rispondere dell’accusa di calunnia. Una storia complicata quella legata alla denuncia di Poggi. L’ex sacerdote infatti, approfittando dell’amicizia nata su internet con un sottufficiale della polizia municipale, avvicinò il vigile di persona raccontandogli che in una chiesa in zona Pisana accadevano episodi di atti sessuali con minori. Una storia ben architettata quella di Poggi (che attualmente siede alla sbarra con l’accusa di calunnia aggravata e continuata nei confronti di una decina di persone) tanto che il vigile, dopo essersi confrontato con i propri superiori, suggerì all’ex sacerdote di presentare regolare denuncia ai carabinieri, visto che il corpo dei vigili non era attrezzato per un’indagine di quella portata. E fu lo stesso vigile ad accompagnare Poggi e Lorusso dai carabinieri del Noe, che avrebbero potuto verificare al meglio la fondatezza delle accuse (gravissime) mosse dall’ex prelato. Nell’udienza dei giorni scorsi, sul banco dei testimoni, sedeva il maresciallo del Noe La Macchia che ha raccontato ai giudici di quel giorno particolare: il maresciallo ha confermato di avere raccolto la denuncia di Poggi, raccontando che al momento della stesura dell’atto - correlato di foto - fu anche monsignor Lorusso a firmare la denuncia. Peccato però che quell’atto di accusa fu smascherato dalle indagini dei carabinieri come un piano calunnioso che prospettava circostanze non veritiere o, comunque, basate su mere dicerie. Secondo gli investigatori Poggi era animato da risentimento per motivazioni personali nei confronti di alcuni dei prelati da lui accusati di fruire di prestazioni sessuali omosessuali a pagamento con minorenni. Durante la fase di indagini era anche emerso che Patrizio Poggi aveva architettato a tavolino un piano per costruire false prove testimoniali (sempre riguardo ad abusi su minori commessi dalle persone da lui denunciate), in modo tale da suffragare ulteriormente le sue dichiarazioni; Poggi poi avrebbe cercato di influire su alcuni soggetti da lui citati come testimoni in modo che, convocati dagli inquirenti per essere sentiti come persone informate sui fatti, fornissero una versione coerente con il quadro descritto nella denuncia. Una storia ingarbugliata quella seguita dal procuratore aggiunto Monteleone a dal sostituto Albamonte; una storia che mischia un ex prete condannato per pedofilia, un pezzo grosso della nunziatura apostolica in Italia come Luca Lorusso che ha confermato le accuse di Poggi stesso, e una serie di parroci tirati in ballo con l’accusa (poi risultata falsa, ma pesantissima in un periodo in cui gli scandali sessuali sui preti pedofili abbondano) di avere allestito un supermarket del sesso in una parrocchia della periferia della Capitale.</p> <p style="text-align: justify;">Vincenzo Imperitura</p> <p style="text-align: justify;">http://www.iltempo.it/mobile/cronache/2014/04/03/alto-prelato-nei-guai-indaga-la-procura-1.1236477</p>