<p style="text-align: justify;"><strong>Il sacerdote invita le mamme: «Parliamone civilmente. Se avessi fatto</strong> <strong>anche il minimo sbaglio sono pronto a chiedere scusa in ginocchio»</strong></p> <p style="text-align: justify;">di <b>Lauredana Marsiglia</b></p> <div id="testodim"> <p style="text-align: justify;">BELLUNO - «<a href="http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/BELLUNO/agordino_belluno_prete_pedofilo_bambine_mamme/notizie/546421.shtml" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Quella mamme che mi accusano</a> che vengano da me, parliamo assieme civilmente e cerchiamo di capirci. Se per caso avessi fatto anche il minimo sbaglio, e ribadisco minimo, sono pronto a chiedere scusa in ginocchio». Il reverendo messo sotto indagine dalla procura di Belluno per presunte molestie sessuali nei confronti di ragazzine minorenni, risponde alla telefonata, mostrando disponibilità, ma soprattutto sorpresa e una profonda amarezza. «Ho visto le locandine stamattina - afferma affranto il parroco - e quella parola pedofilia ti arriva addosso come un fango che non ti toglierai mai più di dosso. Ma perché i giornali non scrivono solo quando la notizia è certa?». Già, ma intanto la notizia corre, da tempo è diventata di dominio pubblico. Se ne parla e in molti si dicono esterrefatti, altri non avrebbero gradito quel comportamento troppo espansivo del sacerdote. Di certo, afferma qualcuno, non sono quelli del paese che fanno scappare i preti. E il riferimento va anche al precedente parroco, scappato in tutta fretta. «Io ho vissuto molti anni in piccoli paesi - prosegue il prelato - e so come le voci si diffondano rapidamente e soprattutto lievitano nel passare da una bocca all'altra. Troppo spesso si dice senza avere prove, solo perché "si dice". Ma se sono davvero indegno lo giudicherà Dio». Una storia difficile che la procura sta cercando di sondare in tutte le sue sfaccettature. A far partire l'inchiesta, da come è dato sapere, sarebbe stata una segnalazione giunta agli inquirenti. Da qui l'obbligo della magistratura di mettersi in moto, vista la pesantezza del reato che coinvolgerebbe soggetti minori. L'altro ieri sono state una decina le mamme, di altrettante ragazzine, ascoltate dai carabinieri come persone informate sui fatti. Non si sa, per ora, il tenore delle loro dichiarazioni, ma di fatto l'indagine prosegue. «Purtroppo - conclude il reverendo - di tutta questa storia io non sono ancora stato informato. Attendo che mi dicano qualcosa. Ma come farò ora ad andare in chiesa a predicare?»</p> http://www.telefriuli.it/articolog.php?id=547510&sez=NEWS </div>