A differenza di quel che avviene in Italia, negli Stati Uniti si è formato un gruppo di preti e religiosi, i Whistle-blowers (informatori), impegnati nella più severa lotta alla pedofilia nel clero. Sono loro gli autori di un’esplicita lettera a papa Francesco perché realizzi il proprio programma di tolleranza zero secondo precise tappe. Un appello drammatico, poiché “il ministero dei preti che commettono abusi sessuali distrugge il mio ministero”.
E’ dunque la risposta cattolica, proveniente dall’interno della Chiesa statunitense, all’attacco ateo contro gli stessi casi di pedofilia e abusi sessuali. Stessa strategia, stessa durezza richiesta al papa, sia da parte dei preti e religiosi americani che si sono dati appuntamento in un convegno a Manhattan, sia parte, per esempio, della rete L’Abuso. Si tratta in entrambi i casi di persone, in America consacrati in Italia atei o laici con l’aiuto e la testimonianza di sacerdoti, che hanno avuto conoscenza diretta di vittime di abusi, o lo sono loro stessi, e chiedono che i responsabili vengano denunciati e messi nelle mani della Giustizia, come ogni cittadino.
L’articolo uscito oggi sul New York Times mostra una decisione esemplare da parte di questi preti e suore. Si accorgono che il silenzio e la protezione omertosa delle vittime di abusi demolisce la credibilità della Chiesa: non c’è in loro l’atteggiamento inibito e sottomesso di gran parte del clero italiano.
I Whistle-blowers americani chiedono che i vescovi che non segnalano i responsabili di abusi sessuali vengano rimossi dall’incarico. Il recente caso di Newark assomiglia tanto a un caso italiano, anzi a più di uno. Un prete macchiatosi di abusi sessuali, grazie all’arcivescovo, ha potuto addirittura trascorrere dei weekend con gruppi di minori e ha avuto persino responsabilità di formazione del clero nella stessa diocesi in quel periodo. Poi è arrivata la polizia.
È lo stesso meccanismo cattolico di protezione di responsabili di abusi sessuali, in Italia come negli Stati Uniti. E gli esempi tratti dalle cronache americane (ben noto il caso di Los Angeles, ma non solo) danno ragione ai preti che vogliono informare la polizia e ottenere le dimissioni dei vescovi omertosi (è per questo che la rete l’Abuso ha denunciato proprio il vescovo di Cremona Dante Lafranconi, poi salvatosi grazie alla prescrizione), come altri vescovi della diocesi di Savona.
È questa la vicenda ricostruita anche a Cremona dalle Iene, tanto criticate dalla Chiesa locale ma dotate di documenti e testimonianze dirette.
Ecco le richieste degli Informatori statunitensi per salvare la Chiesa cattolica, in inglese per gli appassionati della lingua originale.
The group has sent a letter to Pope Francis asking him to take several significant steps to heal victims and restore the church’s credibility: revoke all oaths of secrecy, open the files on abuse cases, remove from office any bishops who obstructed justice and create an international forum for dialogue between survivors and church leaders.
A Papa Francesco gli Informatori chiedono con la loro lettera – traducendo questo programma rivoluzionario – di revocare la segretezza di tutti gli atti, aprire e rendere pubblici i dossier sui casi di abusi, rimuovere dall’incarico tutti i vescovi che hanno ostacolato la Giustizia e creare un forum internazionale per il dialogo fra i sopravvissuti dagli abusi e i leader della Chiesa.
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