Clamoroso in Cassazione. Nuovo rinvio per don Mauro
Sabato 21 Gennaio 2012
Vicenda surreale – A ottobre il problema era stato creato da una agenda troppo fitta. Non si conosce ancora la prossima data di convocazione
Anche ieri niente udienza: questa volta si tratta di un difetto di notifica
Incredibile ma vero. Anche ieri, come già avvenuto a inizio ottobre, la Corte di Cassazione non ha chiuso la vicenda legata a don Mauro Stefanoni.
I giudici del “Palazzaccio”, infatti, hanno terminato la mattinata con un rinvio a nuovo ruolo (il secondo consecutivo) spostando tutto nella migliore delle ipotesi di almeno un paio di mesi.
Si prolunga dunque oltre il tollerabile l’attesa delle parti per definire, in un senso o nell’altro, una vicenda che ha fatto discutere non solo la provincia di Como.
Di fronte ai giudici romani, come detto, avrebbe dovuto essere discusso il caso dell’ex parroco di Laglio accusato da un ragazzo dell’oratorio (all’epoca dei fatti minorenne) di violenza sessuale.
Un fascicolo delicato, con il prete condannato sia in primo grado a Como sia in secondo grado a Milano alla pena di otto anni. L’ultima parola spettava ieri alla Cassazione. Data che era stata fissata dopo il precedente rinvio di ottobre, quando i giudici romani si trovarono in agenda ben 28 cause riuscendo a discuterne poco più della metà. Tra queste, già allora, non c’era il caso di don Mauro Stefanoni rinviato appunto al 20 gennaio.
Così, ieri mattina, gli avvocati delle parti si sono ritrovati di nuovo di fronte ai giudici della Terza sezione della Corte di Cassazione. Tutti tranne uno, ovvero Massimo Martinelli, uno dei legali di don Mauro. La difesa, con l’avvocato Guido Bomparola, ha infatti eccepito in apertura di udienza un difetto di notifica in quanto la convocazione per il 20 gennaio, all’avvocato Martinelli, era giunta solo il 9 gennaio mentre avrebbe dovuto arrivare almeno un mese prima, quindi il 20 dicembre.
Inevitabile per la corte, a questo punto, prendere atto della situazione e rinviare tutto a nuovo ruolo, con una nuova data, nuove notifiche e, ovviamente, una nuova convocazione a Roma sperando che sia la volta buona.
«Ecco perché i tempi della giustizia sono così lunghi», si è limitato a sbottare il presidente della Terza sezione.
Decisamente contrariati ovviamente anche gli avvocati di parte civile, Nuccia Quattrone e Leonardo Ortelli, giunti nella Capitale per nulla, con l’unico compito di riferire alla vittima e alla famiglia che rappresentano, che ancora una volta tutto era stato rinviato. «Come ci sentiamo? Presi in giro – dicono in coro Ortelli e la Quattrone – Questa è la macchina della giustizia in Italia. Una volta che la difesa ha eccepito il difetto di notifica, i giudici non hanno potuto fare altro che rinviare tutto a nuovo ruolo».
«I diritti fondamentali della difesa devono sempre e comunque essere garantiti – commenta invece l’avvocato Bomparola, sul treno di ritorno dalla Capitale – C’è l’obbligo di notificare la convocazione dell’udienza almeno un mese prima e al mio collega è arrivata solo 11 giorni prima, il 9 gennaio. Lo stesso presidente ha detto in aula che si trattava non di un ritardo, ma di un “ritardissimo”». Rimane il fatto che le parti dovranno ora sobbarcarsi l’ennesimo viaggio verso Roma. «Io credo che le cose debbano essere semplificate – conclude Guido Bomparola, l’avvocato di don Mauro – Nell’epoca di Internet, dove con un click si inviano messaggi in tempo reale a migliaia di chilometri di distanza, non è possibile non riuscire a notificare per tempo degli avvisi. Le procedure dovrebbero essere semplificate».
Nessun commento invece dalla famiglia della vittima, che ha appreso la notizia rimanendo sul Lario. A filtrare è stata solo una grande rabbia che però non ha lasciato spazio alle parole.
Mauro Peverelli
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