Arriva a poche ore di distanza dalla clamorosa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, la prima citazione in giudizio per il Vaticano in un processo contro un prete accusato di abusi sessuali su minori. La denuncia viene dall’avvocato Jeff Anderson, il legale che difende le vittime degli abusi in America. La decisione presa dal massimo organismo giudiziario degli States aveva del resto spalancato la strada a questa ipotesi: in sostanza i giudici non avevano accolto il ricorso presentato da Jerry Lena, l’avvocato della Santa Sede, con il quale si contestava la decisione di alcuni tribunali locali e federali, da ultimo quello dell’Oregon, di chiamare anche le autorità vaticane a rispondere nei procedimenti contro i preti pedofili.
In discussione non era la responsabilità diretta del reato, ma la copertura – la ‘cover up’ – dello stesso, messa in atto da vescovi e superiori religiosi spostando sacerdoti da una diocesi l’altra e a volte da un Paese a un altro. Avvenimenti che, sostengono gli avvocati dell’accusa in diversi processi, non potevano avvenire senza che le autorità vaticane non fossero a conoscenza della manovra. A peggiorare le cose ci sono quei casi in cui è venuta alla luce una corrispondenza fra Roma e i vescovi locali per decidere il da farsi di fronte a preti abusatori. Insomma per la Santa Sede si annunciava una grana di dimensioni notevoli che ha avuto subito una ricaduta concreta.
Anderson, ha sporto denuncia contro la Santa Sede in California. La vicenda è quella di un sacerdote salesiano, Titian Miani di 83 anni, noto come padre Jim; Miani era già stato arrestato nel 2003 per un caso di pedofilia poi caduto in prescrizione. Il fatto è, però, che padre Jim aveva un passato tutt’altro che limpido, e anzi accuse contro di lui erano state già rilevate in Italia e in Canada, quindi in California. Nelle parole dell’accusa, il Vaticano, in particolare la Congregazione per la dottrina della fede, oltre ai superiori del religioso, erano stati avvertiti della situazione ma decisero di insabbiare il caso. Padre Jim fu poi trasferito a Bellflower, sempre in California, dove venne incaricato dei rapporti con gli studenti senza che né gli studenti né le famiglie fossero avvertiti. Qui Miani avrebbe commesso abusi su almeno quattro minori, tra cui un ragazzo quindicenne e le sue due sorelline.
Se questo è l’ultimo capitolo di una battaglia giudiziaria, va detto che in realtà la sentenza della Corte non cancella le prerogative diplomatiche del Papa o del Segretario di Stato, ma apre all’ipotesi della responsabilità civile, e quindi anche dei risarcimenti, da parte non solo della singola diocesi, ma dello stesso Vaticano il quale, a questo punto, attraverso un suo rappresentante – per esempio il nunzio apostolico – può essere chiamato a deporre in un processo. E’ quindi anche possibile che si arrivi a una condanna dei vertici della Chiesa per pedofilia. In gioco ormai, è anche la doppia natura della Santa Sede, quella religiosa e quella statale. Per questo il professore Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato vaticano, ha risposto spiegando che nell’ordinamento americano la Chiesa è considerata una corporation, «in sostanza, anche se in maniera assolutamente impropria, la Chiesa viene paragonata ad una sorta di multinazionale». Da qui discendono, secondo il giurista, conclusioni sbagliate. «E’ contraddittorio – afferma Dalla Torre – considerare, da un lato, la Chiesa una corporation e, dall’altro, intrattenere con la Santa Sede, ossia con il governo di questa stessa Chiesa, relazioni diplomatiche».
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2010/07/01/AML34cpD-pedofilia_citazione_giudizio.shtml
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