BRESCIA – Per 5 anni era stato il vicerettore del seminario di Brescia poi, settembre ’99, la curia di Brescia gli ha affidato la parrocchia di Ome. Giovedì mattina, molto presto, i carabinieri hanno suonato in canonica. Da allora don Luigi Facchi, 42 anni, in paese non s’è più visto. Indagato per pedofilia, dopo un primo interrogatorio gli è stato notificato l’obbligo di dimora in un altro comune. Una misura cautelativa disposta dal pm in attesa di completare gli accertamenti.
Con il sacerdote sono stati sentiti, come testi, il gestore del cinema dell’oratorio e una donna, anche lei vicina alla vita parrocchiale.
Ome, 2.500 abitanti sui colli della Franciacorta, la chiesa con l’imponente campanile, l’oratorio con i campi di calcio e di basket affollati anche ieri: il paese non riesce a credere che le tentazioni che hanno travolto
tanti preti americani possano gettare ombre anche sulle tonache di qui.
Qualcuno però ricorda un caso analogo, anni Sessanta.
In quasi tre anni di attività pastorale don Luigi ha portato una ventata di simpatia, di calda umanità. E la denuncia che ha fatto scattare le indagini – a promuoverla sono stati i genitori di un ragazzino – pur recente, si riferirebbe a un episodio «vecchio», lontano da Ome, quando l’ attuale parroco era curato in un altro centro del Bresciano. All’«obbligo di dimora» si è comunque giunti dopo meticolose indagini, comprese le intercettazioni telefoniche. E sarebbe stato proprio l’ascolto di alcuni colloqui di don Luigi a convincere gli inquirenti a intervenire.
Finora nessuna presa di posizione delle autorità ecclesiastiche. Il vescovo di Brescia, Giulio Sanguineti, tornerà solo domani da una missione in Libano e in curia don Luigi è ritenuto un sacerdote irreprensibile. «Nel clima di sospetto che c’è oggi – dice un prete che lo ha conosciuto – basta il gesto più innocente per scatenare le accuse più infamanti. Non vorrei che don Luigi sia vittima di una storia come questa».
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