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‘Il diavolo con viso da donna’ respinge le accuse: ecco la testimonianza di Suor Kumiko.
Una indagine complessa che era partita in contemporanea sia a Verona, sede dell’#Istituto Provolo, che a Buenos Aires e Mendoza, in Argentina.
Inchiesta che coinvolgeva anche i sacerdoti Nicola Corradi e Horacio Corbacho, e gli amministrativi Jorge Bordon, José Luis Ojeda e Armando Gómez. Tutti consegnati alla giustizia per aver partecipato ad almeno 27 casi abusi sessuali sui minori che si sarebbero consumati all’interno dell’Istituto Antonio Provolo di Lujan, centro abitato vicino alla capitale sudamericana.
‘Non so nulla degli abusi’
Accompagnata dall’avvocato difensore Carlos Varela Alvarez, l’imputata Kosaka Kumiko si era avvalsa dalla facoltà di non rispondere. Solo in secondo momento la suora ha deciso di raccontare alcuni fatti ininfluenti rispetto alle pesanti accuse formulate. Secondo fonti del Tribunale argentino, ha iniziato a descrivere quei lontani tempi del 1977, e che aveva lavorato al Provolo dal 2004 al 2012.
Nessuna parola che potesse compromettere lei e gli altri è uscita dalla bocca dell’imputata. Nonostante ciò, e mentre il suo legale chiedeva gli arresti domiciliari, il pubblico ministero Gustavo Stroppiana firmava lo stato di fermo e la conseguente carcerazione preventiva nella Casa Circondariale femminile di Cacheuta.
Nel frattempo, un altro avvocato, Sergio Salinas portavoce dell’ONG Xumek che assiste le famiglie delle vittime avrebbe depositato un importante documento che descrive alcune ammissioni da parte della direzione dell’Istituto in questione. E dove apparirebbero i nomi della suora incarcerata, di almeno uno degli amministrativi e di un importante prete.
La supertestimone
Come in ogni indagine, il buon olfatto degli investigatori trova sempre un fiancheggiatore e magari anche un punto debole nella lunga catena di omertà. La donna in questione sarebbe un’altra suora, Asunción Martínez, ex compagna della Kumiko all’Istituto Provolo. La suora paraguaiana avrebbe confessato al pm Stroppiana, di aver parlato più volte con la profuga nel corso della latitanza, e consegnato inoltre, validissimi numeri telefonici.
Testimonianza che arricchisce il filone d’inchiesta e che in aggiunta alle raccapriccianti descrizioni fornite delle giovanissime vittime possano essere utili per inchiodare la cosiddetta ‘monaca degli abusi’ e dei preti pedofili.
http://it.blastingnews.com/cronaca/2017/05/pedofilia-parla-la-suora-detenuta-in-argentina-001681611.html
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