<p style="text-align: justify;">Dopo la denuncia choc del ragazzo figlio del prete, scatta la gara di solidarietà: "Il don torni allo stato laico"</p> <p style="text-align: justify;">Ferrara, 18 ottobre 2013 - CENTINAIA di braccia tese verso il cielo ad invocare giustizia per un fatto accaduto più di<strong> trent’anni fa </strong>che ha sconvolto la vita di una ragazza e della sua famiglia. <strong>Erik Zattoni </strong>è il frutto di quell’abuso perpetrato da<strong> don Pietro Tosi</strong>, fino al 2012 parroco di Cornacervina, su una giovane<strong> 14enne.</strong></p> <p style="text-align: justify;">L’evento, che h<strong>a portato davanti al Duomo tanti ragazzi</strong>(anche se molti erano gli affezionati del mercoledì sera) è stato organizzato dall’associazione<strong> Ferrara by Night.</strong> A guardare dall’alto quella moltitudine di facce sorridenti, che come tante piccole statue della libertà tendevano i cellulari illuminati,<strong> lo stesso Erik si è commosso: «Non credevo venisse così tanta gente </strong>— ha commentato — ma l’intenzione non era di avere un quarto d’ora di celebrità». Anche perché <strong>il flash mob è durato una manciata di minuti. </strong>Poi la serata è proseguita senza novità, come un normale mercoledì (a parte la rissa scoppiata in via Cairoli tra ragazzi ubriachi, che però non ha avuto conseguenze). <strong>E ora il rischio è che tutto cada nel dimenticatoio.</strong></p> <p style="text-align: justify;">Intorno alle 23.30, il puntino rosso di un laser, simile a quello dei cecchini, trapassava con intenti provocatori le finestre curiali, dove ogni tanto alcuni ragazzi buttavano lo sguardo nella speranza che le tende si aprissero e rivelassero il volto dell’arcivescovo Negri. <strong>Il senso dell’evento era «di voler fare luce sulla vicenda di Erik, </strong>esprimendo la nostra vicinanza alla famiglia e mandare la foto di tante lucine direttamente all’attenzione di Papa Francesco». Questa la motivazione degli organizzatori. Ma il rischio della strumentalizzazione era dietro l’angolo. «<strong>Dopo un’intera estate a fare la morale sulle abitudini giovanili</strong>— ha tuonato Michele, 27enne presidente dell’associazione organizzatrice —<strong> la Curia ora risponde con indifferenza a questa storia </strong>spaventosa. Il nostro vescovo tenga per sé le sue prediche». Parole forti, che vanno oltre il caso di Erik, anche se prendono le mosse da questo. In ogni caso l’iniziativa è perfettamente riuscita, il colpo d’occhio sulla piazza lo dimostra.</p> <p style="text-align: justify;">Anche se qualcuno alla domanda Perché tieni il cellulare puntato in alto? non ha saputo rispondere: «Sinceramente non so», ha confessato Antonio, uno studente pugliese che accompagnava tre giovani londinesi in un viaggio di piacere. I camion di Hera al mattino hanno ripulito i segni della movida: bottiglie di vetro rotte o abbandonate sul sagrato, la solita pipì davanti all’edicola della Madonna che fiancheggia la Cattedrale.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Sul flash mob si è espresso favorevolmente Francesco Zanard</strong>i, fondatore della Rete nazionale L'ABUSO e a sua volta vittima di violenze ricevute da un prete di Savona quando aveva undici anni: «Erik si era rivolto a noi — ha detto — e abbiamo cercato di aiutarlo. Ora stiamo raccogliendo le firme, già diecimila, e le porteremo in Vaticano. Chiediamo che i fascicoli sugli abusi da parte di sacerdoti vengano consegnati ai magistrati e che i colpevoli vengano ridotti allo stato laicale».</p> <p style="text-align: justify;"><em>Daniele Modica</em></p> <a href="http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/10/18/967703-solidarieta-erik-zattoni.shtml">http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/10/18/967703-solidarieta-erik-zattoni.shtml</a>