Bolzano. Ancora un sacerdote inquisito in Alto Adige per questioni legate alla sfera sessuale. Dopo il caso don Carli (che pende ancora in Cassazione) e quello relativo alla condanna in primo grado di Hansjörg Rigger di Bressanone, sono nuovamente le presunte inclinazioni pedofile ad inguaiare un religioso in provincia di Bolzano.
Sul registro degli indagati della Procura della Repubblica è infatti stato iscritto il parroco di Castelbello Ciardes. Si tratta di Peter Gschnitzer di 56 anni.
Nel suo computer i carabinieri della zona hanno rinvenuto una serie di fotografie pedopornografiche. La successiva perquisizione nell’appartamento del prete, in canonica, ha permesso di scoprire altre foto oscene con protagonisti minorenni.
Da parte della Curia altoatesina per il momento non c’è stata alcuna reazione ufficiale. Sino a ieri a tarda sera il sacerdote non risultava rintracciabile. La vicenda, comunque, risale ad una quindicina di giorni fa e per il momento il sacerdote è ancora al suo posto nella piccola parrocchia della val Venosta. E’ stato un guasto tecnico al computer personale del sacerdote a permettere agli inquirenti di scoprire le passioni segrete e maniacali, sotto il profilo sessuale, del sacerdote. In effetti sarebbe stato lo stesso prete a consegnare il proprio computer ad un tecnico per procedere ad una riparazione. Il religioso non aveva messo in preventivo che le foto inserire nella memoria potessero essere notate. In effetti sarebbe stato proprio il tecnico a segnalare ai carabinieri la presenza nella memoria elettronica dell’apparecchiatura di immagini di sesso con minorenni. La segnalazione ha indotto carabinieri e magistratura ad intervenire in tempi piuttosto rapidi. In effetti di lì a pochi giorni è scattato il blitz nella canonica e nell’abitazione privata del sacerdote.
I sospetti avrebbero trovato piena conferma. Peter Gschnitzer è infatti stato trovato in possesso di altro materiale fotografico proibito. Si tratta di fotografie stampate, messe su carta e custodite in alcuni album personali del sacerdote. Anche in questo caso le immagini riguarderebbero situazioni pornografiche con il coinvolgimento di minorenni. Tutto il materiale è stato sequestrato ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il procuratore Cuno Tarfusser ha già disposto una serie di accertamenti per cercare di stabilire se vi sia stata cessione o scambio con altri soggetti delle foto pedofile sequestrate. Un accertamento tecnico non certo fine a se stesso. Il codice penale, infatti, non solo punisce la detenzione di materiale pedopornografico (con pene previste sino a tre anni di reclusione) ma prevede conseguenze ancora più severe per chi fa commercio o cede anche a titolo gratuito a terzi immagini realizzate grazie allo sfruttamento sessuale di minorenni. Per il momento il sacerdote non è stato interrogato dalla Procura della Repubblica. Per una definizione più precisa del capo d’imputazione sarà in effetti importante attendere l’esito degli accertamenti sui contatti e collegamenti con altre persone via internet.
http://ricerca.quotidianiespresso.it/altoadige/archivio/altoadige/2008/10/09/AZ1PO_AZ101.html
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